Preambolo
pre-àm-bo-lo
Significato Esordio, introduzione di un discorso o di un’opera; premessa cerimoniosa e inutile, divagazione
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo praeambulus ‘che cammina davanti’, da praeambulare ‘camminare davanti’, derivato di ambulare com prefisso prae-.
Parola pubblicata il 12 Gennaio 2021
La parte più consistente dell’evoluzione di questa magnifica parola, elevata eppure simpatica e alla mano, avviene in latino — e questo è un punto interessante.
Spesso pensiamo alla lingua latina come se fosse una lingua, uniforme e determinata; ma una lingua viva che si evolva per millenni non resta la stessa — anche se i comuni dizionari di latino hanno un’aura monumentale che può ingannare.
Il verbo praeambulare, nel latino classico (quello dei massimi splendori, del I secolo a.C.), aveva il significato di ‘camminare davanti’: era un semplice derivato di ambulare, latinismo che usiamo ancora oggi per ‘camminare’, con prefisso prae-. Ma in epoca più tarda l’aggettivo praeambulus iniziò ad affermarsi come ‘previo, che precede’, e quindi anche ‘precursore’. Questo uso si fece più marcato nel latino tardo, e nel latino medievale era già un’anticipazione, un preludio – oltre che il nunzio e il corriere. È da questo uso medievale sostantivato, che conclude la parabola del ‘camminare davanti’ nel concetto di ‘introduzione’, che noi mutuiamo il preambolo, nel Trecento, già confezionato col significato finale.
Oggi può essere serenamente un termine un po’ ricercato per indicare l’esordio di un discorso, e lo troviamo in testi di un certo rilievo, come quelli di alcune leggi, risoluzioni, trattati, o comunque in opere che vogliono darsi un certo tono. Però tale è la latina serietà del preambolo da valergli la fama irriverente di premessa convenevole e inutile, e addirittura di divagazione: inviteremo a cominciare senza tanti preamboli, a metà libro siamo ancora ai preamboli, e avendo poco tempo lasceremo da parte i preamboli. L’uso del plurale che ricorre in questi casi è particolarmente dissacrante, raffigurando i preamboli come se tendessero a susseguirsi e aggregarsi, senza costrutto.
Complice dello scherzo è il suono, altisonante, gonfiotto e tutt’altro che ingessato, e che fa echeggiare rotolamenti di carambole rocambolesche, con cui il discorso principia i suoi balzelli senza andare dritto al punto.