Preraffaellita

pre-raf-fa-el-lì-ta

Significato Che appartiene o che è proprio della corrente artistica dei preraffaelliti, artisti che andavano contro le nozioni accademiche nell’Inghilterra di metà Ottocento

Etimologia dall’inglese preraphaelite, composto da prefisso pre- e da Raphael, Raffaello. A sua volta il nome Raffaello, variante di Raffaele, è un nome teoforico biblico, portato da uno degli arcangeli, dall’ebraico Rafa’el col significato di ‘Dio guarisce’.

Questa parola ci prepara un viaggio intenso, che ci farà partire dall’Inghilterra vittoriana. Passeremo per uno degli apici dell’arte rinascimentale italiana per poi tuffarci nelle profondità dell’angelologia di origine ebraica. Le lingue e l’etimologia, infatti, sono impareggiabili quando si tratta di andarsene a zonzo nel tempo.

Tutto inizia con Dante Gabriel Rossetti, pittore e poeta inglese di chiare origini italiane che, insieme ai compagni John Everett Millais e William Hunt fondò nel 1848 la Confraternita dei Preraffaelliti, a cui poi si aggiunsero molti altri artisti, tra cui il celebre William Morris. Costoro avanzavano istanze artistiche lontane dall’accademismo che imperversava sulla scena pittorica vittoriana, ricercando un’espressione figurativa autentica e antica, che fosse lontana dalle idealizzazioni della natura e dagli artifizi. Non solo: essi affermavano di aver trovato il responsabile dell’accademicizzazione dell’arte, il colpevole supremo che aveva svenduto la natura delle cose all’idealizzazione in nome di virtuosismi pittorici. Costui altri non era, a loro dire, che Raffaello Sanzio, il divino urbinate, «dal quale la natura temette, mentre era vivo, di esser vinta; ma ora che è morto teme di morire» (secondo l’epitaffio scritto dal cardinale Pietro Bembo, che campeggia sulla sua tomba).

Insomma, i preraffaelliti vivevano all’insegna del ‘si pitturava meglio quando si pitturava peggio’, anche se, osservando attentamente le loro opere, di antico c’è solo un sapore, un’ombra, un’ispirazione: i loro quadri, infatti, oltre a rompere i canoni accademici dell’epoca e sebbene siano intrisi di un'estetica medievaleggiante, sembrano quasi essere i precursori dell’arte liberty, con un gusto pressoché moderno e, potremmo dire, in anticipo sui tempi, padri di un linguaggio simbolista che fu poi adottato potentemente dai francesi.

Raffaello, dal canto suo, giace al Pantheon, da vero Re d’Italia. Malgrado il biasimo rivoltogli dalla Confraternita, è rimasto nell’empireo dell’arte universale. E come potrebbe essere altrimenti, viste le opere sublimi che ci ha lasciato in eredità? La bellezza angelica con cui ha dipinto le sue celebri Madonne parla per sé, e rende giustizia al suo nome, anch’esso angelico.

Raffaello è infatti una variante di Raffaele, di origine ebraica. Come tanti nomi che terminano in -ele, è un teoforico, cioè ha al suo interno la particella El, appellativo di un’antica divinità cananea poi passato ad indicare il Dio degli ebrei. Rapha invece significa ‘guarire’, curare, riparare’ ma anche ‘abbassare’. Tutto ciò porta alla frase ‘Dio guarisce’. L’azione del curare, effettivamente, è compiuta dall’arcangelo Raffaele nel Libro di Tobia, libro che però non è riconosciuto dal canone ebraico. Raffaele, inoltre, compare nei testi della Cabala, insieme ai colleghi Gabriele, Michele e Uriele.

L’angelologia è complessa e le varie fonti sono discordi nelle classificazioni. Non sono univoche nemmeno sul concetto stesso di arcangelo. D’altronde, a parte Dante Alighieri, poeta veneratissimo dal Rossetti e del quale portava anche il nome, nessuno è riuscito a dare un’occhiatina a come si sono sistemati lassù. Deve essere un luogo piuttosto affollato, e chissà se Raffaello gode di un posto comodo in prima fila.

Parola pubblicata il 16 Dicembre 2022

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.