Epitaffio

e-pi-tàf-fio

Significato Nell’antichità, discorso pronunciato in onore a un defunto; iscrizione sopra una tomba; stroncatura

Etimologia voce dotta recuperata dal latino epitaphium, prestito dal greco epitáphios, derivato di táphos ‘tomba’ col prefisso epí ‘sopra’ — letteralmente ‘sopra la tomba’, sottinteso ‘discorso pronunciato’.

Davanti all’epitaffio capiamo di non essere davanti a una delle parole più simpatiche e scompiscevoli del dizionario. Però possiamo subito notare come la sua pratica — non il suo nome — stia cadendo in desuetudine, insieme a un po’ tutto il mezzo epigrafico, d’incisione su pietra e simili. Questo lascia spazio a ampiezze figurate più limpide, e discoste dal lutto: l’epitaffio cambia.

Il suo significato primo ha un’eleganza dimessa: è letteralmente un ‘sopra la tomba’. E sottintende dapprima non un’iscrizione, ma un discorso: nell’antica Grecia, l’epitaffio era un’orazione funebre, in onore della persona trapassata — spesso celebre — e anche nel mondo romano conserva questo carattere d’essere pronunciato, più che scritto.

Invece in italiano inizia ad essere usato, fin dal Trecento, con il significato specifico di iscrizione celebrativa posta su una tomba: l’epitaffio come discorso fatto a voce continua ad essere considerato, in pratica, solo in discorsi di storia antica. E per contrario, anzi, si estende a significare in generale l’iscrizione. È un po’ l’epigrafe per eccellenza — anche se non si è guadagnato la fama di essere la più veridica fra le iscrizioni: gli onori funebri spesso non hanno niente a che vedere con la realtà dei rapporti precedenti alla morte; infatti per dire che una persona è spudoratamente bugiarda si usa dire che è bugiarda come un epitaffio.

Ad ogni modo, possiamo passeggiare nel cimitero leggendo le lapidi con epitaffi di un tempo che fu, in cui ci specchiamo o che ci paiono alieni; nel discorso politico viene ricordato l’epitaffio posto sul monumento ai caduti; sulla parete sgombra, prima durante e dopo le elezioni compaiono epitaffi spray; mentre sul muro della via del centro storico si avvicendano epitaffi che insegnano a chi passa chi ha vissuto dove e fatto che cosa.

La significatività dell’epitaffio quale ultima parola permanente su chi muore, però, è una chiave che va oltre il lapidario letterale: l’epitaffio segna una morte, e perciò diventano epitaffi anche stroncature, critiche che ambiscono ad essere l’ultima parola, dichiarazioni di fallimenti e rovina irredimibili. Così si può parlare degli epitaffi scritti sul film uscito male e che non avrà futuro, di come gli articoli su tendenze e costumi vorrebbero spesso avere il potere d’essere epitaffi, sigillando questo o quell’uso come una pietra tombale, e il commento che ci aspettavamo essere un epitaffio sulla nostra nuova iniziativa si rivela invece un sorprendente elogio.

Da discorso per onorare chi muore, a segno apposto a una morte, a segno imposto di fine — in una curva sempre più lontana dalla morte.

Parola pubblicata il 15 Novembre 2021