Rovello

ro-vèl-lo

Significato Stizza rabbiosa; pena affannata; tormento, assillo

Etimologia attraverso l’ipotetica voce del latino parlato rebellum, dal latino rebellare ‘ribellarsi, insorgere’.

Ci sono parole, che spesso appartengono a un registro elevato, che quando entrano in una frase spiazzano piacevolmente, ne diventano il fulcro, le protagoniste. Non è detto che siano parole difficili, ostiche, anzi: la loro levatura può essere il curioso esito della conservazione secolare di un’invenzione largamente popolare. E sappiamo bene che queste invenzioni in molti casi hanno un carattere non meno che poetico.

Il ‘rovello’ è meno comune del suo parente ‘arrovellarsi’ — un tormentarsi che è anche un darsi daffare. L’arrovellarsi ha anche una dimensione esteriore e fattiva rilevante: si può notare quando una persona si arrovella (magari per trovare la soluzione a un problema, per conquistare un successo). Il rovello invece conserva una dimensione più interiore, che ci rende in maniera più limpida la potentissima analogia offerta dall’etimologia.

Anche se c’è chi ricostruisce trafile un po’ diverse, probabilmente siamo davanti all’ipotetico derivato popolare del latino parlato rebellum — parlato e non attestato. Ma è certo che la sua origine prima sia da trovare nel verbo rebellare, genitore del nostro ‘ribellare’, che ha proprio i nostri significati di ‘ribellarsi’, di ‘insorgere’. Eccolo qui il punto.

Il rovello ci apparecchia i significati di una stizza rabbiosa, di una pena affannata — in genere di un tormento interiore, di un assillo.
Sono sentimenti variegati, capiamo bene, non siamo davanti a un sentire cristallino, individuato con confini netti (se mai è possibile, ma in questo caso è proprio un minestrone). Il tratto poetico di questo concetto sta nel fotografare questo assillante tumulto sentimentale in un profilo d’insurrezione, di ribellione. Ci presenta l’esistenza di una questura interiore che cerca di assicurare l’ordine, con pensieri razionali in assetto antisommossa, e per contro di sentimenti sediziosi che caricano e ricaricano, barricano, occupano i palazzi del cuore e della mente.

Quando le nostre azioni sincere sono credute in malafede, ci assale un rovello che non dà tregua; l’ingiustizia a cui assistiamo fa diventare rovello il nostro vago malumore, il momento di magra è un rovello per l’amico abituato a certi lussi, lo studio per un esame può restare un rovello a dispetto dell’impegno, e parliamo a lungo con l’amica di rovelli d’amore.

Stizza rabbiosa e pena affannata che assillano, che aggrediscono, che insorgono. Non è una parola dal significato gradevole, ma nel descrivere una dinamica interiore ha un’onestà e una trasparenza che si fanno notare, e che si accompagnano bene con l’immediatezza di un suono scorrevole e ritorto — quasi il rovello fosse un marchingegno che intrappola.

Parola pubblicata il 14 Aprile 2023