SignificatoTifo, sportivo e non solo, pittoresco e chiassoso
Etimologia voce portoghese, da torcer che fra gli altri significati ha quello di ‘inclinare’ — derivato del latino torquere ‘torcere’.
Siamo davanti a una parola portoghese (da pronunciare torsìda) che in italiano sta avendo un successo sempre maggiore. Afferisce alla sfera del tifo sportivo, pare particolarmente apprezzata per la sua esotica incisività, e ci presenta un percorso di pensiero interessante.
Non servono alte conoscenze di portoghese e di etimologia per leggere, nella torcida, un ‘torcere’: in effetti, il filone che porta alla torcida scaturisce dal verbo torcer, un derivato del torquere latino che tanti frutti dà anche in italiano.
Curiosamente, ma senza che il fatto sia sorprendente, il torcer portoghese — al di là di un nucleo semantico condiviso — prende dei significati che il torcere italiano non ha, o che ha in grado molto limitato. In particolare torcer ha il significato di dare appoggio, sperare, ma diciamo pure tifare per un successo, sportivo e non solo. Questo perché il torcer ha il profilo di un inclinare partigiano, di un deviare, di un indurre che il nostro torcere non ha sviluppato popolarmente — assestandosi più su un curvare, un piegare, un avvolgere. In poesia e letteratura invece sì, ma appunto ‘torcere qualcuno dalla retta via’ ci suona come un’espressione letteraria, o banalmente insolita.
Il torcedor diventa in questo modo l’individuo che tifa durante la competizione sportiva, e la torcida il tifo entusiasta — con tratti tipici di chiasso pittoresco, acceso, festoso, matto e viscerale.
Ora, quando si parla di lingua portoghese si parla anche di portoghese brasiliano; ed è a partire dalla torcida sudamericana che questo termine si fa internazionale. La passione sportiva e specie calcistica che lussureggia famosamente in Sudamerica, consegnata a questa parola le ha conferito un prestigio riconoscibile, che è stato raccolto in diverse lingue del mondo, fra cui la nostra.
Questo fenomeno ci dà uno spaccato su che cosa sia il prestigio nella lingua — uno status multiforme, fatto di notorietà, rappresentatività, alto grado di espressione di un fenomeno: così come i termini della cosmetica sono più carismatici se sono francesi e i termini della tecnologia suonano più avanguardisti se sono inglesi, un lessico che echeggi parole sportive (calcistiche) in spagnolo e in portoghese, riesce ad attingere ed evocare un immaginario estremamente consolidato.
Per l’uso, oltre all’ovvia precisazione che come il tifo non si limita alla sfera sportiva e che anzi forse ha referenti più comuni fuori dallo sport, va notato che si tratta di un sostantivo invariabile, che resta ‘torcida’ anche al plurale. Così si può parlare della torcida che si schiera rumorosamente a ogni dichiarazione del politico, delle torcida che si fronteggiano durante lo spettacolo d’intrattenimento in cui più persone vengono fatte litigare superficialmente su questioni politiche, ed è inutile portare avanti una discussione infuocata di torcida. Estremizza l’immagine già forte del tifo in un chiasso inconsulto, ritorto, che si fa parte dello spettacolo.
Siamo davanti a una parola portoghese (da pronunciare torsìda) che in italiano sta avendo un successo sempre maggiore. Afferisce alla sfera del tifo sportivo, pare particolarmente apprezzata per la sua esotica incisività, e ci presenta un percorso di pensiero interessante.
Non servono alte conoscenze di portoghese e di etimologia per leggere, nella torcida, un ‘torcere’: in effetti, il filone che porta alla torcida scaturisce dal verbo torcer, un derivato del torquere latino che tanti frutti dà anche in italiano.
Curiosamente, ma senza che il fatto sia sorprendente, il torcer portoghese — al di là di un nucleo semantico condiviso — prende dei significati che il torcere italiano non ha, o che ha in grado molto limitato. In particolare torcer ha il significato di dare appoggio, sperare, ma diciamo pure tifare per un successo, sportivo e non solo. Questo perché il torcer ha il profilo di un inclinare partigiano, di un deviare, di un indurre che il nostro torcere non ha sviluppato popolarmente — assestandosi più su un curvare, un piegare, un avvolgere. In poesia e letteratura invece sì, ma appunto ‘torcere qualcuno dalla retta via’ ci suona come un’espressione letteraria, o banalmente insolita.
Il torcedor diventa in questo modo l’individuo che tifa durante la competizione sportiva, e la torcida il tifo entusiasta — con tratti tipici di chiasso pittoresco, acceso, festoso, matto e viscerale.
Ora, quando si parla di lingua portoghese si parla anche di portoghese brasiliano; ed è a partire dalla torcida sudamericana che questo termine si fa internazionale. La passione sportiva e specie calcistica che lussureggia famosamente in Sudamerica, consegnata a questa parola le ha conferito un prestigio riconoscibile, che è stato raccolto in diverse lingue del mondo, fra cui la nostra.
Questo fenomeno ci dà uno spaccato su che cosa sia il prestigio nella lingua — uno status multiforme, fatto di notorietà, rappresentatività, alto grado di espressione di un fenomeno: così come i termini della cosmetica sono più carismatici se sono francesi e i termini della tecnologia suonano più avanguardisti se sono inglesi, un lessico che echeggi parole sportive (calcistiche) in spagnolo e in portoghese, riesce ad attingere ed evocare un immaginario estremamente consolidato.
Per l’uso, oltre all’ovvia precisazione che come il tifo non si limita alla sfera sportiva e che anzi forse ha referenti più comuni fuori dallo sport, va notato che si tratta di un sostantivo invariabile, che resta ‘torcida’ anche al plurale. Così si può parlare della torcida che si schiera rumorosamente a ogni dichiarazione del politico, delle torcida che si fronteggiano durante lo spettacolo d’intrattenimento in cui più persone vengono fatte litigare superficialmente su questioni politiche, ed è inutile portare avanti una discussione infuocata di torcida. Estremizza l’immagine già forte del tifo in un chiasso inconsulto, ritorto, che si fa parte dello spettacolo.
Una parola da tenere d’occhio.