Mentre

È una parola comune, che tutti conoscono e tutti usano; proprio per questo è importante comprenderne i profili.

Quando “mentre” ricopre il suo naturale ruolo di congiunzione può avere tre sfumature, che sono distinte anche se si embricano; precisiamo che il suo nucleo di significato è il concetto di contemporaneità, e che è questo ad essere declinato differentemente.

In un primo caso, il mentre-congiunzione significa semplicemente questa contemporaneità, agganciando temporalmente due eventi: non si deve telefonare mentre si guida, ascolto la radio mentre stiro, mi sei venuto in mente mentre leggevo. Nel secondo caso, solitamente etichettato come di registro antiquato, il mentre diventa sinonimo di finché, reggendo sia l’indicativo sia il congiuntivo: mentre stiamo insieme sarò sempre felice, non vorrò pensare ad altro mentre duri il concerto, mentre avrò ancora esami da dare uscirò poco di casa. Il mentre-finché, vediamo, non fa altro che implicare o escludere la contemporaneità di due fatti - e non è facile cogliere la differenza col mentre semplice. A questo aggiungiamo il mentre come congiunzione avversativa - sinonimo di ma, o però: Io penso nero mentre tu pensi bianco, lei fa così mentre dovrebbe fare cosà, continui a far merenda col gorgonzola mentre ti farebbe meglio una mela. Questa congiunzione oppone in contemporaneità x ed y.

Inoltre è stupendo il mentre come sostantivo; è vero, si usa perlopiù in locuzioni stereotipate, come “in quel mentre” “nel mentre” e simili. Ma denota con grazia un lasso di tempo in cui più cose accadono contemporaneamente. Pensiamo, emancipandoci da queste locuzioni, quanto potrebbe essere bello dire che le cose sarebbero state diverse, se ci fossimo conosciuti in un altro mentre; parlare del mentre in cui la neve non si è ancora sciolta e i primi crochi già accolgono le prime api; ricordare il mentre in cui ti sei accorto d’essere innamorato.