Decettivo

de-cet-tì-vo

Significato Ingannevole

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo deceptivus, derivato da decìpere ‘ingannare’ — con successiva influenza dell’inglese deceptive, che ha la stessa origine.

A volte ritornano. E i latinismi in particolare hanno un’attitudine vampiresca: se ne perdono le tracce quando il papa è ad Avignone, o quando nel bel mondo s’indossano grandi parrucche incipriate, e li ritroviamo a discutere delle manipolazioni di mercato dopo la crisi dei mutui subprime. Dopotutto il latino ha seminato i suoi termini nelle lingue di mezzo mondo, e anche se una certa parola latina, adattata in una certa lingua, non ha successo o si spenge, può rientrarvi come prestito da un’altra lingua in cui si era adattata bene. Senza contare che può sempre essere recuperata nuovamente direttamente dal latino.

Il decettivo è l’ingannevole. E però lo significa in maniera estremamente distinta, e poco coinvolta — a dispetto di una qualifica che normalmente trascina subito con sé un giudizio morale evidente. Non solo: è anche asciutto. Infatti si presta ad apprezzamenti nella dimensione del diritto, del commercio, dell’economia. Pensiamo: se definiamo fallace un’impressione, ci portiamo subito nella dimensione degli inganni della logica e della mondanità, se una dichiarazione la diciamo mendace, mostriamo una ricercatezza classica, più magniloquente — come pure quando usiamo il fraudolento, che adombra subito l’ordito complesso della frode. L’ingannevole stesso ha un tratto invece più comune, popolare, e insieme icastico, però , mentre il falso apparecchia un significato pigramente generico.

Il latino tardo deceptivus aveva questo medesimo significato, in quanto derivato di decìpere, che viene a sua volta da càpio ‘prendere’. In effetti, fra i primi significati del decìpere troviamo proprio quello di ‘prendere con l’astuzia’, e quindi ‘ingannare’ (qui il prefisso ‘de-’ ha un valore un po’ sfumato, potendo segnare un allontanamento nella cattura, o un tratto peggiorativo, in quanto catturare sleale). E questo tratto di cattura è conservato nel decettivo dei nostri giorni — cavallo di ritorno dall’inglese deceptive, e con la strada tenuta aperta da certi abiti giuridici che ancora considerano le figure del deceptor e del deceptus (ingannatore e ingannato).

Così posso parlare del marchio decettivo con cui una bieca impresa tenta di farsi erroneamente riconoscere per un’altra affidabile; del modo in cui un comunicato stampa decettivo sui piani della società tenti di manipolare il mercato; dell’anticipazione decettiva di una retata o di un attacco con cui si tentano di stanare criminali latitanti o nemici.

Insomma, è un termine di storia vasta e antica che nel suo rinnovamento è emerso con un qual profilo tecnico — anche se il suo significato, pur netto e pulito, è ampio e non specifico, e si presta a impieghi più larghi. Ad esempio, niente vieta di parlare dei piaceri decettivi della vita mondana, di un’affermazione filosoficamente decettiva, o delle tattiche decettive con cui non facciamo notare che stiamo prendendo la terza fetta di torta. Vediamo che cosa combinerà in futuro.

Parola pubblicata il 28 Maggio 2021