Ostracismo

o-stra-cì-smo

Significato Nell’antica Grecia, istituto giuridico volto a infliggere a un cittadino la pena di un esilio decennale, introdotto nel V secolo a.C.; esclusione, emarginazione

Etimologia dal greco: ostrakon conchiglia, e per estensione cocci di terracotta.

Una volta l’anno, ad Atene, durante l’assemblea dell’Ecclesia, i cittadini potevano esprimere la volontà di tenere una votazione per infliggere un ostracismo. Nel caso in cui i cittadini avessero espresso la suddetta volontà, si apriva la votazione, che consisteva nello scrivere il nome della persona che si voleva ostracizzare su un coccio di terracotta, inserendolo poi nelle urne di voto. Raggiunto un certo numero di voti - si parla di maggioranza semplice su un quorum di seimila - lo sventurato se ne doveva andare immantinente dall’Attica (la regione di Atene). Non perdeva proprietà né altri diritti: se ne doveva semplicemente andare per dieci anni. Poteva anche nominare un curatore dei propri beni rimasti in città, e l’ostracismo non toccava la sua famiglia, che poteva restare a casa.

La cosa curiosa è che questa votazione non veniva aperta solo nei casi di reale pericolo per lo Stato, e non comportava alcuna accusa penale: si trattava di un voto politico arbitrario. “Tu, fuori”.

Da notare l’uso dei cocci di terracotta: le pergamene ancora non esistevano, e tantomeno la carta; l’unico supporto simile su cui poter scrivere era il papiro, ma doveva essere importato dall’Egitto ed era costosissimo. Invece, colpo di genio. Cocci rotti: grande quantità, costo zero.

Oggi l’ostracismo mantiene il suo significato di esilio; infatti nelle dinamiche sociali è ben più dell’emarginazione: è la deliberata volontà da parte di un gruppo di escludere un individuo - non c’è votazione ma la volontà di gruppo è chiara e il risultato è lo stesso. Così potrà essere ostracizzato il ragazzino sognante o grassoccio alle medie, potrà essere ostracizzato lo scomodo luminare, o il comico che ha rubato clandestinamente degli sketch ad altri comici. Il maledetto.

Parola pubblicata il 10 Novembre 2012