Desueto

de-su-è-to

Significato Non più in uso, disusato; non più abituato

Etimologia voce dotta recuperata dal latini desuetus, participio passato di desuèscere ‘perdere l’abitudine’, derivato di suèscere ‘avere l’abitudine, esser solito’, col prefisso di separazione de-.

  • «Amo molto le parole desuete.»

Una parola che ci offra il significato di uscito dall’uso senza implicazioni negative, anzi magari con un sentore gradevole, è davvero un unicum. Infatti a guardare bene il sorpassato, il superato e l’obsoleto comunicano un’idea precisa di progresso, e considerano l’uso passato inferiore; l’antiquato ci proietta in un affare da rigattiere, piacevole ma polveroso; il fuori moda non può che essere contraltare a una moda, mentre il disusato è un termine un po’ laconico.

Il desueto è molto di più. È un adattamento facile facile del latino desuetus, participio passato di un verbo che è il caso di esplorare bene perché spiega un’osservazione davvero intelligente. Desuèscere significa ‘perdere l’abitudine’. Ciò che è desueto non è sorpassato, è qualcosa che non abbiamo più l’abitudine di frequentare. E l’abitudine qui è il punto chiave del verbo di base, suèscere, ‘avere l’abitudine’ — di origine discussa ma che con tutta evidenza è un incoativo, cioè un verbo che indica l’inizio di un’azione.

Avere un’abitudine non è una conquista che si mette da parte, che si dà per raggiunta, un’azione che si compie: costruita con tempo e intenzione, è sempre in una fase iniziale, si rinnova continuamente ed è perennemente effimera — oggi ricomincia, e domani è da vedere. Questa è una delle antiche saggezze che davvero troviamo celate all’interno delle parole. Ma non sono osservazioni occulte.

Parole, regole, sentieri sono consuetudini. La loro senescenza, la loro fine inizia a profilarsi dopo ogni uso: quanto passerà prima che quella parola sia di nuovo pronunciata, prima che quella regola sia di nuovo applicata, prima che il sentiero sia di nuovo percorso? Se riaccadrà, nel mentre almeno qualcuno l’avrà dimenticata, la sua agilità discorsiva si sarà un po’ ingessata, le sue implicazioni normative saranno un po’ meno chiare, ce ne saranno di nuove applicabili di fresco in alternativa, le piante ci saranno tornate a crescere in mezzo, si porteranno più facilmente i passi lungo altrovi più comodi.

Il desueto ci parla di questo. Non è in abbandono perché c’è stato qualcosa che è stato fondato più avanti che lo ha superato o sorpassato in qualità, non mostra le radicate sfumature di sudicio, banale, consunto e spregevole che ha l’obsoleto, non è vecchio, non parla di mode. Il desueto — attenzione perché è il concetto focale — è ciò che abbiamo smesso di conservare come abitudine, il solito che è stato lasciato andare.

Cosa del tutto normale, nella vita, todo cambia, agganciamo certe cose nuove e ne sganciamo altre — ciò che è desueto poteva avere un profondo valore o non valere niente, con tutto nel mezzo.
Così certo, possono essere desuete le parole che mio nonno usava per indicare qualcosa che io chiamo in modo diverso; possono essere desuete norme che hanno lentamente smesso di essere applicate per via una semplificazione invalsa; può essere desueta una via più scomoda che nessuno cura più. Ma posso anche prendere il ricettario per cucinare un piatto desueto che mi è tornato in mente, un libro che non leggevo da tanto mi riporta a fare qualche pensiero desueto, e posso sentire desuete delle ansie che ho pian piano smesso di provare.

Il desueto non è scomparso, obliterato, espunto, schiacciato. Non è disfunzionale né è stato spazzato via dal tempo. Se lo è mangiato il bosco, è meno vivibile e si è inselvatichito, quindi tornarci è faticoso — ma un sentiero si può sempre provare a riaprire, se vale la pena, e l’esplorazione è l’esplorazione di una vecchia abitudine.
Non è solo una parola importante, è una parola saggia.


Peraltro è un termine che si può usare anche col senso diretto di ‘non più abituato’ — per cui io posso essere desueto a viaggiare, a far presto la mattina o tardi la sera. Ma, con buona evidenza, si tratta di un uso letterario, e desueto.

Parola pubblicata il 08 Febbraio 2023