Ameno
a-mè-no
Significato Piacevole, incantevole, gaio; divertente, allegro; singolare, bizzarro
Etimologia voce dotta recuperata dal latino amoenus ‘ridente, incantevole, dilettevole’.
Parola pubblicata il 07 Dicembre 2022
a-mè-no
Significato Piacevole, incantevole, gaio; divertente, allegro; singolare, bizzarro
Etimologia voce dotta recuperata dal latino amoenus ‘ridente, incantevole, dilettevole’.
Parola pubblicata il 07 Dicembre 2022
È una parola elevata — ci dà subito l’impressione che il discorso sia pensato bene, con cura nella scelta delle parole, nella rappresentazione dei concetti. E nondimeno è una parola corrente, che è facile incontrare e a cui si accede con facilità. Se al pregio di questa ricchezza disponibile aggiungiamo che comunica un significato tanto positivo, e di una positività piena e tranquilla (al netto di ribaltamenti ironici), ci rendiamo conto di essere davanti a una vera perla.
La connessione fra l’ameno e l’amare non si dà per dimostrata, ma è una vicinanza che già i latini sentivano, fra amoenus e amare. In effetti, per quanto sia una qualità immediata, non è facile descriverla in maniera analitica prescindendo dalla vasta suggestione dell’amabilità, perché è piuttosto sfaccettata.
Iniziamo dicendo che spesso è un aggettivo che si riferisce a luoghi, nel qual caso ci tratteggia le qualità del piacevole, del ridente, del gaio. Il luogo ameno è nientemeno che incantevole, lontano da frenesie, premure: torrenti cristallini che si allargano in specchi d’acqua freschissima fra i tronchi degli alberi e i macchioni di mirtilli, radure fiorite e dolcemente assolate, cinguettio di uccelli, qualche scalpiccio di creature umbratili — o salici piangenti che pendono su morbidi prati intorno al lago, in cui all’apparire delle stelle gracidano le rane. Lontano da frenesie civili, sociali ed economiche, lontano da impegni volti all’utile e al fruttuoso, rallegra i sensi, rasserena l’animo.
Non è semplicemente un luogo piacevole — anche la costellazione di tavoli nella piazza brulicante e vociante può esserlo. È pulito, tranquillo, e l’animo vi si specchia. Alberi, erba e acqua sembra siano presenze pressoché costitutive, per l’ameno.
Tenendo ben presente questo quadro, il suo incanto e la sua dolcezza, possiamo estendere questa qualità a una dimensione più sociale: l’ameno è una peculiare sfumatura di allegro, divertente. Una compagnia amena è dilettevole, una battuta amena è arguta e faceta, una persona amena è affabile, simpatica. Ma non solo.
Anche le qualità personali del singolare, del bizzarro e in genere dello strano possono rientrare nell’ameno. Sono qualità che, con ironia affilata (ma anche solo con schietta curiosità), possono partecipare di quei sentimenti di diletto e piacevolezza che informano l’ameno. Ameno il tipo che conosciamo alla fermata dell’autobus e che interloquisce con noi e coi piccioni, amena la zia che dispensa abbracci e veste solo di arancione, ameno il personaggio di Groucho in Dylan Dog. È così che l’amenità diventa la cosa ridicola — senza considerare che proprio con intento ironico si può voler chiamare ‘ameno’ ciò che ha qualità opposte all’ameno (pensiamo alle amene zone industriali, agli ameni scherzi del gruppo rissaiolo).
Una parola che non riduce le articolazioni di un concetto ampio, né diventa astrusa: ci dimostra come complessità e immediatezza possano coesistere. Siamo proprio dalle parti dell’amare.