Deiezione
de-ie-zió-ne
Significato Defecazione; materiale escrementizio; in geologia, deposito di detriti asportati da acque e venti; abiezione, decadenza, abbandono
Etimologia voce dotta recuperata dal latino deiectio ‘abbattimento, abbassamento, espulsione, evacuazione’, da deiectare, derivato di iactare ‘gettare, con prefisso de- ‘giù’.
Parola pubblicata il 25 Novembre 2019
La parabola che porta questa parola ai cartelli di giardini pubblici e condominiali che invitano a raccogliere le deiezioni del proprio cane è lunga sette secoli di letteratura e scienza, e non era affatto scontato che portasse qui. Guardandola bene viene in mente che possa essere parente della seria, anzi aulica ‘abiezione’ — e in effetti ai suoi albori erano sinonimi.
Si parte dalla deiectio latina, figlia del verbo deiectare. Siamo sull’albero frondosissimo dello iactare, che rimasticato nei secoli è diventato il nostro ‘gettare’. Posto che ‘de-’ è una particella magnifica che, fra l’altro, descrive un movimento dall’alto in basso, quel deiectare è essenzialmente un buttare giù. E quindi in primis un abbattere, un abbassare.
La deiezione fa una comparsa pirotecnica in italiano a partire dal Trecento significando una gamma opulenta di rovine, decadenze, umiliazioni, viltà. È deiezione quella del popolo corrotto dal vizio, deiezione quella degli sconfitti che tentano di patteggiare, deiezione lo stato in cui versa la persona miserevole e il patrimonio trascurato e via dicendo. Il genere dell’abbattimento è concettualmente molto vasto.
Se non che, nel Settecento l’avanguardia scientifica italiana prese a chiamare deiezione — in maniera filologicamente ineccepibile perché è un senso della deiectio già presente in latino — la cacca e l’atto di farla. Difatti è qualcosa che tecnicamente gettiamo in basso. Se ne sarebbe appropriata anche la geologia, descrivendo con la deiezione sia il deposito di detriti asportato e trasportato da venti, acque, ghiacci, sia la fuoriuscita di materiale piroclastico dal vulcano in eruzione. Ma la geologia è una scienza giovane, e questi usi sono del tardo Ottocento — e comunque non hanno il carisma di quei nomi medici che in maniera scientificamente eufemistica permettono di nominare con freddezza l’indecente, il cui nome comune farebbe sussultare il cicisbeo dietro al ventaglio. Tant’è che l’antica deiezione col senso di abbattimento, col senso di abiezione, è stata dimenticata.
Così la deiezione diventa un termine d’assalto per atti amministrativi, cronache, lagnanze — usato, sì, anche in medicina. Così si può leggere dello stabilimento multato per lo smaltimento illegale di deiezioni d’allevamento, della crociata del comune contro le deiezioni canine, della preoccupazione della cittadinanza per le deiezioni degli stormi di uccelli migratori. E dire che si poteva parlare della deiezione dell’Impero Romano, un tempo…!