Demiurgo
de-miùr-go
Significato Nell’antica Grecia, lavoratore libero, ma anche magistrato; nella filosofia platonica, artefice dell’universo, nelle dottrine gnostiche, ordinatore del mondo; persona con eccezionali capacità creative che influisce profondamente sulla sua realtà
Etimologia voce dotta recuperata dal latini demiurgus, prestito dal greco demiurgós comunemente ‘artigiano’, composto di démios ‘popolare, pubblico’ (derivato di dêmos ‘popolo’), ed érgon ‘lavoro’.
Parola pubblicata il 13 Luglio 2020
Parola interessante come poche, e che permette anche usi gagliardi fuori dagli ambiti specifici in cui è nata — in cui peraltro altezza divina e cittadina normalità si intrecciano.
Qualcuno avrà idea (richiamando i ricordi della filosofia studiata a scuola o di qualche libro di De Crescenzo) che il Demiurgo nella sua veste più celebre compaia nella filosofia di Platone. Nel dialogo Timeo, Platone introduce una figura mitica e soprannaturale che collega il nostro mondo e il mondo delle idee, cioè la dimensione sovraceleste delle forme pure ideali ed eterne che nel nostro mondo trovano manifestazione parziale e imperfetta. Si tratta giusto del Demiurgo, letteralmente l’artigiano, che misteriosamente impiega le forme delle idee per dare corpo alla nostra realtà.
Questo personaggio semidivino resterà celeberrimo. Anzi, verrà variamente ripreso dalle dottrine gnostiche dei primi secoli dopo Cristo e dai neoplatonici, sempre come mezza divinità e divinità di mezzo — non creatrice ma artefice che impiega materie increate, ordinatrice.
Infatti nella lingua comune questo termine ha preso a descrivere persone che, per straordinarie doti creative che manifestano una cifra unica, sono capaci di trasformare la propria realtà — col volano dell’arte, della politica, della tecnica. Siamo davanti a una superiorità che spicca ma non trascende, che plasma la realtà senza umanamente poterla rifondare. Così possiamo parlare dell’inventore demiurgo che ha proiettato il futuro con la luce delle proprie intuizioni, della politica che è riuscita a improntare un nuovo sviluppo e una nuova vocazione per il suo territorio come un demiurgo, del gruppo ristretto di artisti che si sono fatti demiurghi di un’epoca.
Il dato divertente è che questa parola viaggia su grandi altezze di registro e di significato, ma il demiurgo era in origine proprio l’artigiano, anzi letteralmente il lavoratore pubblico, il lavoratore del popolo. Non uno scalzacani, beninteso: era libero, non servo, e aveva un suo ruolo non da nulla nella cittadinanza. Poteva anche essere il nome di un genere di magistrato presente in varie parti della Grecia in vari periodi, ma in questo caso non siamo davanti a una figura unitaria.
Insomma, c’è una poesia incisiva nell’idea di un riflesso fra un ceto medio umano e una medietà sovrumana, che da sotto e da sopra foggiano la realtà. Se non ci fosse, in ventiquattro secoli sarebbe sbiadita, e invece il tempo che dirocca i castelli le ha aggiunto forza.