SignificatoAssottigliare, sbozzare; dare una prima forma, fare un primo esame, porre i primi punti fermi; dare i primi rudimenti; iniziare a ingentilire, incivilire
Etimologia derivato di grosso, con prefisso di-.
È una parola che offre un contrasto molto gustoso: racconta un’azione ancora primitiva, una fase iniziale di un lavoro manuale o ideale, che naturalmente non ci presenta gesti fini e sofisticati — ma al contempo ha un’eleganza squisita.
Anche questo termine nasce in una famiglia numerosa, e ha fratelli che gli assomigliano proprio tanto — ma prima di considerarli cerchiamo di tracciare il perimetro del digrossare.
Come significato primo e più concreto il digrossare ci propone quello di assottigliare, letteralmente rendere meno grosso. Posso digrossare un bastone fatto con un ramo inuguale, digrossare un tappo troppo largo, digrossare una farina che voglio sia impalpabile, o digrossare una pietra grezza.
Proprio quest’ultimo digrossare ci dà l’appoggio per un passo ulteriore: il dare una prima forma, l’abbozzare o sbozzare. S’inizia a scolpire la statua digrossando il marmo che la imprigiona, l’artigiano digrossa una serie di taglieri e mestoli a cui darà poi caratteri differenti. Ma si capisce bene che qui il significato figurato è servito su un piatto d’argento: il digrossare è la prima azione che si esercita su una situazione che variamente si considera da chiarire, da dominare.
Ottenute risposte sufficienti al questionario, iniziamo a digrossare i dati; le parti del negoziato digrossano i punti che sanno già saranno i più controversi; e davanti al problema digrossiamo una prima analisi sulle cause. C’è un tratto di complessività, non c’è ancora approfondimento.
Ma è un verbo che in questa veste si attaglia particolarmente bene alle persone e alle loro capacità. Posso digrossarmi in storia orientale, con qualche lezione posso digrossare un po’ il mio tedesco o il mio stile sugli sci, ci digrossa una mentore che ci accompagna in un ambiente nuovo. Ci sono i primi rudimenti, nel digrossare, ma non solo: c’è il germe dell’incivilimento, di una svolta di raffinatezza. Ci digrossa qualche esperienza di mondo, posso apprezzare a posteriori come certe letture mi abbiano digrossato, alcune compagnie digrossano come Pigmalione.
Insomma, l’affinamento e l’ingentilimento descritti dal digrossare abbracciano i casi più disparati, tanto specifici quanto esistenziali.
Ora, in questo sviluppo semantico non si scosta poi molto da certi sinonimi. Però ha un respiro più concreto e ampio, meno didascalico rispetto all’ingentilire, non si precipita sulle categorie del civile e del barbaro come magari lo sbarbarire e l’incivilire, e analogamente il dirozzare. Sbozzare e abbozzare si concentrano sull’immagine ruvida della bozza, mentre il suo riferimento al grosso conserva una sua vaga sospensione. E però lo sgrossare, fratello quasi gemello, ha il tratto di un suono sgraziato come un singulto — s-g-r-s — mentre il digrossare mostra tutta l’eleganza del prefisso di-.
È una parola facile ma ricercata, piana ma sorprendente, eloquente ma allusiva: una risorsa davvero preziosa.
È una parola che offre un contrasto molto gustoso: racconta un’azione ancora primitiva, una fase iniziale di un lavoro manuale o ideale, che naturalmente non ci presenta gesti fini e sofisticati — ma al contempo ha un’eleganza squisita.
Anche questo termine nasce in una famiglia numerosa, e ha fratelli che gli assomigliano proprio tanto — ma prima di considerarli cerchiamo di tracciare il perimetro del digrossare.
Come significato primo e più concreto il digrossare ci propone quello di assottigliare, letteralmente rendere meno grosso. Posso digrossare un bastone fatto con un ramo inuguale, digrossare un tappo troppo largo, digrossare una farina che voglio sia impalpabile, o digrossare una pietra grezza.
Proprio quest’ultimo digrossare ci dà l’appoggio per un passo ulteriore: il dare una prima forma, l’abbozzare o sbozzare. S’inizia a scolpire la statua digrossando il marmo che la imprigiona, l’artigiano digrossa una serie di taglieri e mestoli a cui darà poi caratteri differenti. Ma si capisce bene che qui il significato figurato è servito su un piatto d’argento: il digrossare è la prima azione che si esercita su una situazione che variamente si considera da chiarire, da dominare.
Ottenute risposte sufficienti al questionario, iniziamo a digrossare i dati; le parti del negoziato digrossano i punti che sanno già saranno i più controversi; e davanti al problema digrossiamo una prima analisi sulle cause. C’è un tratto di complessività, non c’è ancora approfondimento.
Ma è un verbo che in questa veste si attaglia particolarmente bene alle persone e alle loro capacità. Posso digrossarmi in storia orientale, con qualche lezione posso digrossare un po’ il mio tedesco o il mio stile sugli sci, ci digrossa una mentore che ci accompagna in un ambiente nuovo. Ci sono i primi rudimenti, nel digrossare, ma non solo: c’è il germe dell’incivilimento, di una svolta di raffinatezza. Ci digrossa qualche esperienza di mondo, posso apprezzare a posteriori come certe letture mi abbiano digrossato, alcune compagnie digrossano come Pigmalione.
Insomma, l’affinamento e l’ingentilimento descritti dal digrossare abbracciano i casi più disparati, tanto specifici quanto esistenziali.
Ora, in questo sviluppo semantico non si scosta poi molto da certi sinonimi. Però ha un respiro più concreto e ampio, meno didascalico rispetto all’ingentilire, non si precipita sulle categorie del civile e del barbaro come magari lo sbarbarire e l’incivilire, e analogamente il dirozzare. Sbozzare e abbozzare si concentrano sull’immagine ruvida della bozza, mentre il suo riferimento al grosso conserva una sua vaga sospensione. E però lo sgrossare, fratello quasi gemello, ha il tratto di un suono sgraziato come un singulto — s-g-r-s — mentre il digrossare mostra tutta l’eleganza del prefisso di-.
È una parola facile ma ricercata, piana ma sorprendente, eloquente ma allusiva: una risorsa davvero preziosa.