SignificatoCasata regnante; serie di discendenti di una stessa famiglia che si succedono nella stessa attività
Etimologia dal greco dynastéia, da dynàstes ‘principe, sovrano’, derivato del verbo dynatêin ‘essere abile, potente’.
Già nel suono, e nel tempo che si prende per essere pronunciata, questa parola evoca una profonda solennità. C’è infatti una differenza sostanziale fra la dinastia e suoi sinonimi come ‘stirpe’ o ‘casata’: la dinastia è al potere - al vertice del potere.
Consiste nella successione di discendenti di una medesima famiglia regnante: pensiamo alle trenta dinastie dell’antico Egitto, o alle dinastie della storia cinese - avvicendatesi fino al XX secolo. Si tratta di una descrizione molto suggestiva, che richiama orizzonti di potere e ricchezza quasi leggendari, e che ha trovato fertili estensioni anche fuori dai gotha nobiliari: perciò la dinastia può astrarsi in una serie di discendenti della stessa famiglia che si succedono in una medesima attività. Un’attività sempre importante, prestigiosa, che può prende le vesti dell’impero economico, così come di quello artistico o sportivo.
Allora si parla della dinastia di banchieri che dai buoni investimenti del trisavolo finisce per reggere le fila del sistema bancario di mezzo mondo; delle dinastie di cavalli, allevatori e fantini i cui rami segnano sempre le vette dell’ippica; della dinastia dei Bach, di cui Johann Sebastian Bach è solo il più brillante esponente, in mezzo a cinquanta altri suoi parenti musicisti - il cui capostipite, Veit Bach, era un mugnaio che suonava la cetra al ritmo del mulino.
Sì, è una parola che si attaglierebbe anche alle grandi casate malavitose, ma si tratta di una parola nobile - e con la nobiltà non sono compatibili.
Già nel suono, e nel tempo che si prende per essere pronunciata, questa parola evoca una profonda solennità. C’è infatti una differenza sostanziale fra la dinastia e suoi sinonimi come ‘stirpe’ o ‘casata’: la dinastia è al potere - al vertice del potere.
Consiste nella successione di discendenti di una medesima famiglia regnante: pensiamo alle trenta dinastie dell’antico Egitto, o alle dinastie della storia cinese - avvicendatesi fino al XX secolo. Si tratta di una descrizione molto suggestiva, che richiama orizzonti di potere e ricchezza quasi leggendari, e che ha trovato fertili estensioni anche fuori dai gotha nobiliari: perciò la dinastia può astrarsi in una serie di discendenti della stessa famiglia che si succedono in una medesima attività. Un’attività sempre importante, prestigiosa, che può prende le vesti dell’impero economico, così come di quello artistico o sportivo.
Allora si parla della dinastia di banchieri che dai buoni investimenti del trisavolo finisce per reggere le fila del sistema bancario di mezzo mondo; delle dinastie di cavalli, allevatori e fantini i cui rami segnano sempre le vette dell’ippica; della dinastia dei Bach, di cui Johann Sebastian Bach è solo il più brillante esponente, in mezzo a cinquanta altri suoi parenti musicisti - il cui capostipite, Veit Bach, era un mugnaio che suonava la cetra al ritmo del mulino.
Sì, è una parola che si attaglierebbe anche alle grandi casate malavitose, ma si tratta di una parola nobile - e con la nobiltà non sono compatibili.