Fantasia

fan-ta-sì-a

Significato Immaginazione; prodotto dell’immaginazione. In musica: composizione dalla struttura libera, non sottoposta a schemi formali precostituiti

Etimologia dal latino phantàsia, prestito dal greco phantasía immaginazione, letteralmente ‘apparizione’, da phaínomai apparire.

Nulla forse si realizzerebbe senza la fantasia. Non è né intelligenza né sentimento, ma permette di collegare, per esempio, elementi apparentemente lontani o incongrui, aprendo la mente a una visione alternativa di ciò che potrebbe accadere. Arte, tecnologia, scienza, e persino la società civile, devono molto alla fantasia, all’immaginazione, alla creatività, all’inventiva.

Nell’arte dei suoni, questo termine indica innanzitutto, come nelle altre arti, la facoltà che precede l’atto creativo. Come avrebbero fatto Dante, Michelangelo o Beethoven a concepire i loro capolavori senza la fantasia?

L’accezione che ci interessa in questa sede è però quella relativa alla forma omonima. In Italia le prime fantasie musicali che portano proprio questo nome compaiono nel 1536 in un’antologia intitolata Intabolatura de leuto. Si tratta di intavolature liutistiche di vari autori, tra cui alcune del ‘divino’ Francesco da Milano, virtuoso del liuto e compositore di questa fantasia.

Si narra di lui che alla fine di un magnifico banchetto a cui partecipava, si appartò e cominciò a pizzicare le corde del suo strumento, come se stesse ‘cercando una fantasia’. I commensali conversavano animatamente ma, non appena sentirono le prime note, a uno a uno tacquero, rapiti in un’estasi che aveva sospeso tutti i loro sensi, fuorché l’udito.

Lasciando tanto spazio all’inventiva, la fantasia ha avuto un’esistenza longeva ed è stata praticata da innumerevoli compositori d’ogni epoca. Infatti, nel Settecento Johann Sebastian Bach, suo figlio Carl Philippe e poi Mozart continuano a comporre bellissime fantasie. Nel 1808 Beethoven scrive la sua ‘Fantasia corale’.

Quando è solistica, la Fantasia si piega alle esigenze dello strumento, sfruttandone le caratteristiche peculiari. Per la sua natura libera e mutevole, la ‘forma Fantasia’ è difficile da definire. Mentre la sonata o la fuga presentano dei criteri strutturali di base, che fungono da impalcatura portante, ogni Fantasia ha un’architettura a sé, concepita dal suo creatore con grande libertà. A volte, addirittura, assume le sembianze di un’improvvisazione, quasi come se la musica sgorgasse lì per lì dall’estro del momento.

Proviamo ora con qualche ascolto a chiarire meglio le idee. In epoca rinascimentale e protobarocca l’incipit espositivo è spesso polifonico, come una sorta di ricercare (l’antenato della fuga). Lo spiega con somma autorevolezza Gioseffo Zarlino: «Et tal modo di comporre, li Prattici dimandano Comporre di fantasia: ancoraché si possa eziandio nominare Contrapuntizare, o Far contraponto». Le sue parole si rispecchiano nella musica di due prattici dell’epoca, uno italiano e l’altro irlandese: la Fantasia terza, sopra un soggetto solo, di Girolamo Frescobaldi, e la Fantasia settima di John Dowland.

Questa è invece la Fantasia e fuga in Do minore BWV 537 di Johan Sebastian Bach.

In epoca classica, Ludwig van Beethoven compose la celeberrima Sonata al chiaro di luna, con la didascalia ‘Sonata quasi una fantasia’.

Gli amanti del progressive forse ricorderanno l’album Fantasia Lindum degli Amazing Blondel, che negli anni Settanta si ispirarono alla musica antica per introdurre nuovi elementi nel linguaggio pop.

E quanti di noi hanno volato sulle ali della fantasia grazie al celebre cartone disneyano? Godiamoci allora il finale della Pastorale beethoveniana.

Parola pubblicata il 18 Settembre 2022

Le parole della musica - con Antonella Nigro

La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale