Miracolo

mi-rà-co-lo

Significato Evento soprannaturale, specie manifestazione di Dio; fatto incredibile, meraviglioso, misterioso; capolavoro artistico o tecnico; persona con virtù straordinarie

Etimologia voce dotta recuperata dal latino miraculum, ‘prodigio, stranezza, meraviglia’, derivato di mirari ‘meravigliarsi’.

Il miracolo porta subito in una dimensione spirituale, anzi proprio religiosa: dopotutto pochi eventi si prestano quanto il miracolo a trasmissioni iconiche, e i miracoli sono punti fortissimi e proverbiali della narrazione di un culto. Addirittura 'miracolo' diventa sinonimo di 'sacra rappresentazione' — quel genere teatrale del medioevo intorno a cui il teatro rinacque. Però questa è una dimensione parziale del miracolo.

Il miracolo ha come nocciolo la meraviglia: mirari in latino significa 'sorprendersi, meravigliarsi', e il termine 'miraculum' si poteva attagliare a opere d'arte, ad alberi maestosi, a prodigi riconosciuti dai sacerdoti, a fantasie bizzarre e sorprendenti così come a vittorie militari. Tutta roba naturale, per quanto stupefacente.

Come si può indovinare, è col cristianesimo che il miracolo trascende, e che acquista quel profilo che è il primo che ci viene in mente quando si parla di miracoli: l'evento che supera le leggi di natura, e che testimonia la potenza di Dio. In particolare, nel nostro immaginario, è volentieri un evento operato per un tramite umano — aver interceduto per dei miracoli è addirittura un requisito per ricevere la canonizzazione.

Ma questa novità di una meraviglia che oltraggia le leggi naturali non ha sostituito l'antica concezione del miracolo — anzi è una concezione che frequentiamo molto spesso. Per una manifestazione, un evento che lascia increduli, che mette davanti al mistero della bellezza e della meraviglia, usiamo volentieri il nome 'miracolo': è un miracolo che abbiamo finito in tempo, quella sportiva è un miracolo di determinazione, certi dipinti e certe poesie sono un miracolo.

Resta sempre qualcosa di mistico e spirituale, nel miracolo, anche quando rimane ben dentro i confini del naturale, e trasmette una soggezione che ha un'aura di queste alte, intime sfere; nondimeno, è vivace quanto lo stupore in cui ci fa sdrucciolare, in un allungo sonoro tutto a bocca aperta.


Buzzati, Il Gatto Mammone, in I miracoli di Val Morel

Miracolo: la parola d’ordine che schiude l’ingresso della Fortezza (nel Deserto dei tartari) e di tutta l’opera di Buzzati. Perché questo è l’attimo da sempre atteso, che trasforma una vita in un destino. All’improvviso il succedersi dei giorni assume significato, come una freccia che dopo lungo volare abbia colpito il bersaglio.

Il miracolo, in breve, è il doppio speculare della dis-grazia: in entrambi i casi un singolo, irrevocabile istante spacca la superficie del quotidiano, aprendo uno squarcio sull’essenza delle cose. Sono gli unici momenti in cui qualcosa davvero accade, e cambia il senso di tutto il resto.

Naturale allora che l’ultima opera pubblicata da Buzzati sia una collezione di miracoli. Più precisamente miracoli di Santa Rita che, però, sono impossibili nel vero senso del termine, come nel caso di Serafina Dal Pont salvata dalle fauci del gatto mammone.

Per di più Buzzati si diverte a giocare sul filo tra vero e falso: a suo dire l’opera riproduce degli ex voto realmente esposti in una cappellina della Val Morel (che all’epoca non esisteva, ma oggi sì). E ciascuna immagine è accompagnata da una didascalia in cui l’autore discute la veridicità dei suoi stessi dipinti.

Un’ironica testimonianza, insomma, di quanto sia difficile credere oggi nei miracoli, che ci appaiono improbabili come le fiabe. Eppure è anche una dichiarazione che i miracoli possono accadere, quantomeno nella loro forma “laica”, quotidiana. Come quando un gruppo di amici si ritrova a tavola e – sia per opera di Santa Rita o del vino – la loro malinconia si dissolve di colpo.

E però i Miracoli celebrano pure, paradossalmente, l’imprevedibilità del Divino, che potrebbe piccarsi di esistere anche contro la logica. Come in un raccontino di In quel preciso momento, in cui un veggente annuncia la prossima apparizione della Madonna “nell’ora che stupisce”; e “alle ore 36 la Madonna puntuale apparve.”

Soprattutto i Miracoli sono un inno alla speranza e alla fantasia: strumenti potentissimi non per falsificare la realtà bensì per attingere una verità diversa, o addirittura per forgiarla. Come accade al “borghese stregato” dei Sessanta racconti, che dopo anni di ignavia si riscatta morendo eroicamente, grazie a un atto di fede che trasforma un gioco di bambini in un’avventura reale: «Lui ci aveva creduto […] [con] così forte fede che tutto si era fatto vero, il vallone, i selvaggi, il sangue. […] Aveva detto a una segreta porta apriti, credendo quasi di scherzare, ma la porta si era aperta veramente.»

Parola pubblicata il 30 Gennaio 2022

Dino Buzzati, le parole e i disegni - con Lucia Masetti

Celebriamo il cinquantesimo anniversario della morte di Dino Buzzati, scrittore, pittore, giornalista — uno degli autori che amiamo di più — con una settimana di pubblicazioni a tema, col patrocinio dell’Associazione Internazionale Dino Buzzati.