Orso
ór-so
Significato Nome comune di diverse specie appartenenti alla famiglia degli Ursidi
Etimologia dal latino ursum, di origine indoeuropea .
Parola pubblicata il 13 Marzo 2023
Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti
Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.
“Lo sai che stai sposando un orso, vero?” Questo l’avvertimento che mio padre diede a mia madre, intendendo dire che era una persona non molto socievole e talvolta scorbutica (anche se, in verità, la sua “orsite” non si manifesta quasi mai in famiglia).
L’immagine è diffusa non solo in Italia ma anche in Francia, dove però ha una valenza più forte. Lì una persona rozza e scortese è un “un orso leccato male”, perché la leggenda vuole che i cuccioli degli orsi nascano informi e le madri li plasmino poi con la lingua.
L’orso tuttavia è stato anche esaltato come emblema di forza e resistenza. In effetti i popoli germanici lo temevano tanto che non osavano neppure pronunciarne il nome; perciò cominciarono a chiamarlo “il bruno”, da cui l’inglese bear. La sua pericolosità emerge anche dal saggio proverbio: “Non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso”, tratto da una favola di La Fontaine.
Eppure, per un curioso paradosso, l’orso è diventato anche un’immagine di tenerezza. Il giocattolo-tipo è infatti il teddy bear, che deve il suo nome a un bizzarro episodio storico. Una volta il presidente Roosevelt partecipò a una battuta di caccia e, vista la sua imbranataggine, qualcuno pensò di legargli un orso davanti, in modo che potesse sparargli senza fatica. La notizia trapelò in vignette satiriche che, per maggior impatto, sostituirono l’orso adulto con un cucciolo. Perciò gli inventori dell’orsacchiotto di pezza lo soprannominarono “Teddy”, nomignolo di Theodore Roosevelt.
D’altra parte anche l’orsacchiotto può rivelarsi, nella giusta luce, una specie pericolosa. Nel 1972 la principale rivista veterinaria del Regno Unito dedicò un articolo alle malattie della specie Brunus edwardii, alias teddy bear, sottolineandone le pesanti implicazioni per la salute pubblica. Si trattava però, come non tutti i lettori compresero, di una burla del 1 aprile.
Verissimo, invece, è il fatto che un esemplare di teddy bear, Winnie the Pooh, sia stato pressoché bandito dalla Cina a causa delle sue attività sovversive. A partire dal 2013, infatti, la sua immagine è apparsa insistentemente nei meme per via della sua somiglianza con il presidente Xi Jinping, che non ha apprezzato l’analogia.
In compenso in Italia Winnie ha conosciuto anni di gloria dato che è proprio da lui che il gruppo dei Pooh ha preso il nome. Del resto non è l’unico caso in cui l’orso ha lasciato la sua orma nell’onomastica. Bernardo e Ursula derivano, rispettivamente, dall’inglese bear e dal latino ursus, mentre Arturo è forse imparentato con il celtico artos, orso.
La stella Arturo invece ha una derivazione diversa: nasce dal greco arktos, che ha dato origine anche ad “artico” e che significa sia “nord” sia “orso”. Questo perché Arturo si trova vicino alle costellazioni dell’Orsa maggiore e minore, le quali sono usate da secoli come punto di riferimento per individuare il nord. Infatti sono visibili per tutto l’anno e in particolare una delle loro stelle, la polare, sembra non spostarsi mai.
La ragione per i Greci era chiara. Zeus, in una delle sue molte avventure, ingravidò la ninfa Callisto, la quale fu poi trasformata in orsa da Era per punizione. Zeus quindi tramutò l’amante e il figlio in costellazioni, ma Era impose al mare di non dare mai rifugio ai due disgraziati. Per questo, mentre le costellazioni attorno a loro vanno e vengono, i due orsi non tramontano mai.