Cucciolo

cùc-cio-lo

Significato Animale nato da poco; bambino; giovane inesperto e ingenuo

Etimologia di origine onomatopeica.

Cucci cucci. Scoprire che ‘cucciolo’ ha un’origine onomatopeica può essere sorprendente — ma è la sorpresa di quando ci pizzichiamo in un comportamento tenero, piacevolmente infantile e che riconosciamo come molto nostro.

È una parola di grande presenza, che accompagna la nostra lingua almeno fin dal Trecento. Ed è particolarmente dolce riguardare la vicinanza del suo primo uso: prima di identificare in generale il piccolo di qualunque animale, ha indicato in particolare il cane nato da poco. L’immagine con cui il cucciolo si affaccia alla nostra letteratura e all’italiano stesso ci dà un forte senso di prossimità coi nostri avi: è del misterioso poeta Matteo Correggiaio, che parla di un bambino entusiasta di veder per campo o per viottola / andar ruzzando la sua bella cucciola.

Però il cucciolo non è il piccolo proprio di qualunque animale. Difficilmente parliamo di cuccioli di tonno, di cuccioli di baco da seta o di coccodrillo; il cucciolo, almeno tendenzialmente, deve portare quei caratteri (specialmente comuni ai mammiferi) che lo rendono istintivamente riconoscibile in quanto tale, come la testa grossa, gli occhi grandi, le gote paffute, gli arti tozzi, l’andatura goffa. Insomma, in questo caso dire «è un cucciolo quello che riconosciamo come cucciolo» non è una tautologia: è in effetti un riconoscimento peculiare, fondato su basi biologiche, che ci fanno identificare quello di leone, quello di cervo, quello di orso alla prima occhiata. La categoria del cucciolo riposa su un nostro speciale… algoritmo di riconoscimento facciale. Solo se è tenerino e pucciosetto, allora è un cucciolo.

Poi per estensione diventano cuccioli anche i bambini piccoli — e il riferimento generico al tenero piccolo d’animale ha una speciale aura vezzeggiativa; inoltre il cucciolo diventa anche il nome (invece sminuente, canzonatorio) per persone giovani, inesperte e ingenue.

Resta formidabile il modo in cui questo nome si fondi su un’onomatopea. Certi linguisti avanzano che si tratti dell’onomatopea del richiamo rivolto a un cucciolo per farlo avvicinare — a testimonianza di come anche i nostri antenati ne fossero irresistibilmente attratti. Certo è un suono estremamente dolce, che echeggia nelle lingue romanze di mezza Europa con questa medesima suggestione.

Parola pubblicata il 12 Dicembre 2020