Canzonare

can-zo-nà-re (io can-zó-no)

Significato Prendere in giro

Etimologia derivato di canzone, che è dal latino cantio, derivato di cantus.

Le parole e le locuzioni che variamente significano il prendere in giro formano un arcipelago lussureggiante e insidioso come pochi altri; qui il canzonare spicca, e non solo per il gusto rétro.

Che cos’è una canzone lo sappiamo: una composizione vocale con accompagnamento musicale. Anche in letteratura si parla di ‘canzone’, in riferimento a componimenti poetici, e difficilmente — nel silenzio della pagina scritta — ci immaginiamo che in molti casi fossero davvero cantati e musicati. Ma il genere della canzone ha una matrice provenzale, e i trovatori provenzali erano praticamente cantautori; e anche quando il genere arriva in Italia, la ‘canzone’ resta un prodotto artistico che tante volte unisce l’arte di musicisti e parolieri. Ricordiamo che quando Dante, ai piedi del Purgatorio (II canto), incontra il suo amico Casella, egli canta una canzone di Dante.

Il verbo ‘canzonare’ emerge nel Rinascimento, ed è dapprima uno scherzare, un ridere: si sta a canzonare tutta la notte, guarda loro, che canzonano sempre, e dopo l’ultima del sindaco tutta la città ne canzona. La selezione di un significato del genere è molto netta ed eloquente: scarta gli aspetti più alti e pesanti della canzone letteraria e la prende come mezzo simbolico di divertimento. Nel Seicento si fa transitivo: la canzone — quale scherzo — volentieri scherza su fatti e persone, strumento di satira o di derisione, e così il canzonare si affila in un ‘prendere in giro’. Ma mediato.

Mediato, perché il beffare, il burlare, il prendere in giro possono essere acuti, possono rientrare in dinamiche di reciproco scherzo (ricordiamo anche il motteggiare), ma sono comunque diretti e spesso grevi; il deridere e il dileggiare, poi, sembrano più gratuiti, più bulli, e figuriamoci lo sfottere: sono così diretti da arrivare alla violenza. Mentre il canzonare è alleggerito (come una torta da uno strato di crema) dall’evocazione vestigiale del suo essere canzone, del suo essere sforzo artistico — che si interpone fra l’impulso a scherzare e lo scherzo. Insomma, non sempre si scherza cantando, ma qui non si può sfuggire all’immagine di qualcuno che si fa burla con una canzone maliziosa.

‘Canzonare’ è stato anche un verbo pesante e basso, buono per oltraggi ignobili e ottusi; ma oggi, forse complice la sua aura antiquata, che lo smussa e ammorbidisce come fa il tempo con i volti spigolosi, si è fatto più lieve — innocuo, fatuo, da nulla, amichevole. Se mi canzonano per il mio cappello sorrido anche io, se canzoniamo una nuova moda, lo facciamo con leggerezza, con amarezza vediamo che chi si era affrettato a canzonare gli allarmati s’è ricreduto, e non ci stupisce che l’amico orgoglioso non sopporti anche una lieve canzonatura.

Parola pubblicata il 29 Marzo 2020