Perequazione
pe-re-qua-zió-ne
Significato Pareggiamento, distribuzione equa; procedimento che riduce le irregolarità e gli errori nelle distribuzioni statistiche
Etimologia voce dotta recuperata dal latino peraequàre ‘pareggiare, livellare’, da aequàre, derivato di aequus ‘uguale, pari’, col prefisso per-.
Parola pubblicata il 09 Settembre 2025
È una parola che per quanto ricercata non ha un’aria particolarmente elegante. Anzi è ingombrante, e si srotola in maniera un po’ farraginosa. Però è precisa, e sa dare un netto sapore distributivo al suo significato.
Quando se ne inizia a sciogliere il nodo, s’intende che non è niente di troppo complicato: la perequazione è il pareggiamento — il latino peraequare era un ‘pareggiare’, un modo per raggiungere la parità; non serve un’inclinazione al latino particolarmente sofisticata per decifrarci dentro l’aequus, l’uguale, diciamo pure l’equo.
Ora, questa parola viene recuperata dal latino nel Seicento, ed è subito usata in maniera piuttosto versatile. Ad esempio si poteva parlare della perequazione di un torto tramite un’adeguata riparazione, della perequazione di un certo onore, attribuito a turno. Dopotutto pareggiare è bilanciare, equilibrare — ed è su queste forme di significato che s’impernia, abbandonando significati più concreti che poteva avere il peraequare in latino, come il ‘livellare’. In particolare fin da subito un ambito in cui la perequazione si distingue è quello della distribuzione di carichi o vantaggi economici secondo criteri di equità — e il caso delle imposte è emblematico.
Si parla ancora di come l’intervento legislativo sia volto a raggiungere una perequazione sostanziale del peso contributivo, di come una correzione su base regionale realizzi una migliore perequazione dei tributi, o di come gabole e scappatoie minino la perequazione di un’imposta. Inoltre si parla di perequazione anche in ambito urbanistico ed edile — campo in cui è necessario equilibrare i diritti di proprietà, specie edificatori.
E però la perequazione sarebbe un’azione di respiro molto più ampio — il pareggiamento di una distribuzione è un affare più che quotidiano.
Una volta servita tutta la tavola, procediamo alla perequazione delle dosi con l’avanzo ancora in padella, ed è una perequazione anche il rabbocco finale dei bicchieri; la lode aggiunta all’ultimo momento per non escluderne l’unica persona che non aveva ricevuto complimenti ha un triste sapore di perequazione; e i nonni sono scrupolosissimi nella perequazione delle caramelle.
È un significato che odora di statistica da lontano, e possiamo dire che in questo ambito più tecnico la perequazione è in genere un processo che tende a eliminare irregolarità ed errori da una distribuzione statistica. Ad esempio una perequazione grafica può consistere nel tracciare una curva regolare su un grafico a dispersione, composto da una miriade di punti, di cui la curva stessa approssima l’andamento — per trasformare un dato grezzo in un dato parlante; nel misurare la frequenza d’uso relativa di una parola nel tempo, possiamo condurre una perequazione alla variazione della popolazione, in modo che una diminuzione della popolazione non falsi il risultato; e laddove certi dati siano anomali, per smussare l’errore si può procedere a una perequazione aritmetica, che sostituisce ogni termine della successione con la media dei tre (o più) termini rispetto a cui è centrale.
Usare la parola ‘perequazione’ dichiara subito l’intento di considerare il pareggiamento, la distribuzione equa, non in maniera spontanea, ma facendo bene il conto secondo criteri solidi. Anche per questo è una parola forte dei lessici istituzionali, e una risorsa ineludibile.
(Curiosamente, i suoi significati non sono del tutto sovrapponibili in negativo a quelli della sperequazione, che è piuttosto una 'differenza non equa'.)