Picaresco
pi-ca-ré-sco
Significato Realtivo alla letteratura picaresca spagnola del XVI secolo; furfantesco, che usa espedienti di moralità disinvolta per risalire dal basso
Etimologia dallo spagnolo picaresco, derivato di picaro ‘imbroglione’, probabilmente da picar ‘pizzicare’, nel senso di ‘rubacchiare’.
Parola pubblicata il 15 Maggio 2024
È una parola che fa impressione, di quelle che conferiscono un ascendente certo al discorso — in virtù di un riferimento letterario ricercato, dalla radice forte e pervasiva, e capace di dare una sfumatura intensa. Partiamo dalla Spagna del siglo de oro, il XVI secolo.
Negli anni ‘50 viene pubblicato un libro destinato a un grande successo, anche se oggi non più molto noto, Lazarillo de Tormes. Di autore anonimo, è una narrazione in prima persona, autobiografica, in cui il protagonista Lázaro ripercorre la sua vita dalla miseria alla fortuna — una vita di espedienti, rappresentata con grande realismo senza sconti su miserie materiali e morali, vero ribaltamento della poetica e dell’epica cavalleresca.
L’idea piace. Il tipo al centro di queste narrazioni autobiografiche fittizie è un personaggio che vive un’esistenza avventurosa ai margini della società, onestamente immorale, avido e meschino nel sopravvivere — un autentico antieroe; si delinea in spagnolo col nome di picaro (o picara se donna). Alla lettera il picaro è il furbo, l’imbroglione, e questo termine deriva probabilmente dal verbo picar, cioè ‘pizzicare’, nel senso furtivo del temine — un rubacchiare.
Seguono molti altri romanzi epigoni — e questa vicenda è interessante anche perché è in questa fucina letteraria che inizia a profilarsi il concetto moderno di romanzo. Cervantes, autore del Don Chisciotte, di solito individuato come il primo romanzo, conosceva bene il genere picaresco — anzi c’è chi dice che in effetti Cervantes era un picaro (fuggitivo in Italia per sfuggire a una condanna, cortigiano in Abruzzo, mercenario — lo troviamo nel 1571 imbarcato nella battaglia di Lepanto —, un ritorno in Spagna da scalzacane in dure ristrettezze in cui dibattendosi si procura ulteriori condanne e perfino scomuniche). Nel Don Chisciotte ritroviamo diversi elementi antifrastici preparati dalla letteratura picaresca, una rivoluzione realista anzi pessimista delle grandi e alte figure del mondo passato — una rivoluzione comica. Ma i tratti del picaresco si continuano a riconoscere in modo chiarissimo anche molto avanti e molto altrove — dal personaggio di Moll Flanders di Daniel Defoe (del primo Settecento), fino a quello di Huckleberry Finn di Mark Twain (del secondo Ottocento).
L’aggettivo ‘picaresco’ ci qualifica proprio chi abbia (in misura più o meno smussata) i caratteri tipici di questo picaro smaliziato, esasperato e anche un po’ grottesco, impicciato in peripezie e vagabondaggi. Possiamo parlare della campagna elettorale picaresca, in cui i voti vengono rincorsi dalle parti incrociate coi favori più bassi; del viaggio picaresco condotto a piedi nel cuore dell’Asia con cui l’amica riesce fortunosamente ad attraversare mezzo continente; della vicenda picaresca con truffe e colpi di scena che ci viene raccontata come giustificazione di un ritardo. È una parola che piaceva a Calvino, che ad esempio qualificava così il viaggio di Renzo nei Promessi sposi di Manzoni.
Certo, quella del picaro potrebbe sembrare una mera continuazione della maschera del servo poverissimo, astuto, rapace e sfortunato che dall’antichità arriva alla Commedia dell’Arte. Ma non siamo davanti ad Arlecchino: il picaro esiste in una dimensione più rocambolesca — e moralmente più problematica.
‘Picaresco’, si trova scritto in lessicografia, dalla letteratura di riferimento si estende ai significati di ‘furfantesco, bricconesco’ — ma non è tutto qui. Non siamo davanti a un delinquente fatto e finito, ma davanti a una persona spesso combattuta su quanto scendere in basso per poter risalire, i cui espedienti sono mossi dall’urgenza, la cui disinvoltura è un mezzo di sopravvivenza (forse anche di crescita). Se scegliamo di portare in bocca il picaresco, oltre alla sua difficoltà di accesso, dobbiamo anche tener conto della complessità di ciò che esprime: non è facile spendere le perle.