Saccopelista
sac-co-pe-lì-sta
Significato Turista che, per risparmiare, viaggia dormendo nel sacco a pelo, spesso all’aperto
Etimologia derivato di saccopelo, variante meno comune di ‘sacco a pelo’.
Parola pubblicata il 14 Aprile 2016
L'italiano visto dagli stranieri - con Chiara Pegoraro
L'italiano è una delle lingue più studiate al mondo: come è che gli stranieri la vedono, quali sono le curiosità, le difficoltà e le sorprese che riserva a chi la sta imparando? Con Chiara Pegoraro, esperta insegnante d'italiano per stranieri, osserveremo attraverso alcune parole le questioni più problematiche e divertenti di questo tipo di apprendimento. Per gli italiani, qualcosa di nuovo e insolito sulla loro lingua madre; per le migliaia di amici stranieri che ci seguono, un simpatico aiuto.
L’evoluzione di questo nome ci racconta che quella del saccopelista è stata una figura dapprima vista con spregio, e poi con scherzosa simpatia. Altri non è che il turista che, volendo viaggiare in suprema economia e libertà, si organizza per passare le notti in un sacco a pelo, magari all’aperto.
Quella del sacco a pelo è un’invenzione di vecchia data: secondo la saga norrena che racconta i viaggi del navigatore Erik il Rosso nel Nord America, si deve alla di lui figlia, che ebbe l’idea di dormire in una vela ripiegata per proteggersi dai rigori della notte. Bello e curioso che una simile intuizione, raffinata nei secoli, sia diventata la chiave per un tipo di turismo tanto diffuso e agile.
- “Faceva freddo in montagna?” “Sì, ma per fortuna avevamo un sacco di pelo” -
In italiano le preposizioni sono veramente un osso duro. Questo è vero per molte lingue, ma è proprio nelle preposizioni che la nostra grammatica rivela un tratto saliente del carattere nazionale: ci sono tante regole, quante eccezioni. E poi ci sono le espressioni che si sono consolidate nell’uso e non c’è niente da fare, bisogna impararle un po’ alla volta. La cosa divertente è che l’uso corretto delle preposizioni è un tratto distintivo dei parlanti madrelingua. Neanche il più ignorante degli italiani dirà mai “torno a Italia”, mentre è un errore abbastanza comune per uno straniero, anche per quelli che studiano e si applicano. Questo è dovuto a un vantaggio sfacciato che i madrelingua hanno. Le parole vuote di significato, (articoli, preposizioni e alcune strutture grammaticali), si fissano nel cervello nei primi tre anni di vita, e vengono regolate da processi automatici. Nonostante gli sforzi, uno straniero difficilmente riuscirà a impadronirsene allo stesso modo. E non c’è straniero che non rimanga deluso, quando scopre che in italiano, per descrivere la stessa azione con il verbo “andare”, usiamo alternativamente ben tre preposizioni diverse, a volte anche con l’articolo (vado in Italia, a Roma, al bar, in farmacia, da Mario e dal dentista).
Stranamente poi, gli errori con le preposizioni sono spesso fonte di doppi sensi imbarazzanti. Provate a sostituire la preposizione “a” con una qualsiasi altra e vedete come una frase innocua come “mettersi a sedere” prenda doppi sensi impronunciabili. Lo stesso vale per il sacco a pelo. Tutti abbiamo provato quell’oggetto un po’ scomodo, ma caldo, per dormire all’aperto. Ma il sacco di pelo? Significa essere una persona molto villosa, o andare letteralmente in giro con un sacco pieno di peli? Meglio non pensarci.