Sidereo
si-dè-re-o
Significato Stellare, che riguarda gli astri, lo spazio
Etimologia voce dotta recuperata dal latino sidèreus, da sìdus (sìderis al genitivo) ‘astro’.
Parola pubblicata il 03 Ottobre 2025
si-dè-re-o
Significato Stellare, che riguarda gli astri, lo spazio
Etimologia voce dotta recuperata dal latino sidèreus, da sìdus (sìderis al genitivo) ‘astro’.
Parola pubblicata il 03 Ottobre 2025
Parola poeticissima, latinismo smaccato. Significato semplice e sfumatura estremamente sofisticata. Entriamo.
Tutto comincia dal latino sidus, che è l’astro, il corpo celeste. Sarebbe bello poter dire qualcosa di più su questa parola, ma la dottrina è divisa, e l’etimo ulteriore è incerto; ha confronti esilissimi, e c’è chi lo riconduce a una radice protoindoeuropea che insiste sullo splendere, chi a una radice specificamente protoitalica che insiste sul concetto di segno, bersaglio. Contentiamoci dell’astro.
Sidereus è un aggettivo latino costruito con semplicità su sidus. ‘Delle stelle, degli astri’. E tale resta il sidereo.
Ora, noi abbiamo una parola analoga che sembra molto più pronta e trasparente: stellare. Deriva senza misteri da stella, parola di antico lignaggio che non c’entra niente con sidus. ‘Stellare’ è un aggettivo da poggio e da riviera. Funziona benissimo nel lessico astronomico — quando si parla di associazioni stellari, di magnitudine stellare — ma è anche una parola adatta alle nostre iperboli spicciole, un po’ futuristiche, un po’ retoriche — dagli scudi stellari ai prezzi stellari (che peraltro possono ambiguamente essere o magnifici o esosi). Proprio per questo lo ‘stellare’ rappresenta quel paio di scarpe comode, che usi spesso e volentieri, e che però stasera no. Ci sarebbe, in effetti, un’alternativa — molto, molto vicina al sidereo, e discriminarne le differenze ci richiederà di tirare fuori il bisturi.
Si sente parlare degli spazi siderali che la sonda dovrebbe attraversare, ma anche della distanza siderale che c’è fra le nostre posizioni; si sente parlare di una bellezza siderale, come anche dei regni siderali dell’immaginazione. Il siderale è stellare e però finisce facilmente per rappresentare una dimensione fuori dal mondo — lontano, incommensurabile, alieno, incomprensibile, quasi un ‘abissale’ all’insù.
Il sidereo è leggiardo, più delicato anche nelle immagini e nelle metafore che evoca. Probabilmente è un effetto sottile della terminazione (l’unica cosa di fatto diversa), effetto dell’accento sdrucciolo e dello iato finale e-o che sospende la parola — con le vocali che quasi si allontanano e allungano in un’eco di effetto doppler (è-e–o). È una sensazione che troviamo in altre parole che condividono quest’accentazione e questa terminazione, dall’aereo all’etereo, dall’arboreo al funereo, dall’equoreo allo scultoreo, dall’aureo al cupreo, fino al ferreo — tutte aggraziate e piuttosto poetiche, non è curioso? Quanto siamo sensibili a queste minuzie.
Se parlo di una bellezza siderea, non ne adombro tanto l’incomprensibile lontananza, quanto il carattere diafano, perlaceo, elfico. Se parlo dell’assemblea siderea che deciderà la questione, valorizzo il tratto sublime, rifulgente della pleiade che la compone (e magari sono ironico). Se parlo di come nella notte senza luna resti su di noi solo e tutta la luce siderea, ecco schiettamente rinforzato quel senso romantico che il sotto-le-stelle ci dà, e a cui l’enfatico stellare e lo smisurato siderale non avrebbero pari accesso.
Sono questioni sottili, e il sidereo non diventerà mai la parola che ci serve per comprare le cipolle, per quanto grande sia la gloria delle cipolle di Certaldo. Ma è proprio per questo che il sidereo ci serve: per ciò che riguarda gli astri del cielo, che vogliamo significare con premura e stupore.