Iato

ià-to

Significato Apertura; interruzione, frattura, incongruenza; incontro di due vocali pronunciate separatamente

Etimologia voce dott recuperata dal latino hiatus ‘voragine, apertura della bocca’, derivato di hiare ‘aprirsi’.

  • «Si è determinato uno iato, fra le nostre visioni del mondo.»

Cominciamo con le questioni tecniche: parliamo di vocali, aeiou. A volte in una parola ne troviamo due di fila, e si danno due casi: o si pronunciano in un’unica emissione di voce, o separatamente. Prendiamo ‘guaio’: ha quattro vocali una dietro l’altra, ma le pronunciamo a coppie, ua e io. Queste coppie di vocali dette insieme sono dittonghi (esistono anche trittonghi quando sono tre, come in ‘miei’, ‘abbaiai’ e via dicendo). Lo iato è il fenomeno opposto, la separazione di due vocali contigue: pensiamo al poeta, al baule, al boero. E notiamo subito una cosa, dicendola in maniera poco ortodossa: i dittonghi sono veloci, gli iati lenti. In un colpo il dittongo ci fa sparare tutta la successione che serve, lo iato ci fa traccheggiare a bocca aperta, in un vocalizzo sbadigliato. E in effetti è esattamente questo che vuol dire ‘iato’.

In latino con hiatus s’intendeva la spaccatura, la voragine… e l’apertura della bocca. Lo iato è a tutti gli effetti un’apertura che sa di separazione, d’interruzione — e che da questo significato vasto prende pieghe differenti.
Ad esempio in anatomia si parla dello iato esofageo, un’apertura che interrompe la continuità del muscolo del diaframma, tramite cui passa l’esofago; di qui l’aggettivo ‘iatale’ che può qualificare un’ernia. E abbiamo detto che in linguistica lo iato è l’incontro di due vocali che si pronunciano in modo distinto. Ma l’apertura separativa dello iato sa prendere un respiro figurato notevole, diventando l’interruzione, la soluzione di continuità, come anche la frattura, la discordanza e perfino l’incongruenza.

Posso parlare del forte iato che c’è fra due epoche, o fra due generazioni; posso parlare di come ci sia un forte iato fra primo e secondo movimento di una sinfonia, dello iato che noto fra la mia posizione di oggi e quella che sostenevo ieri; posso marcare lo iato che c’è fra la severità che mostriamo su questioni generali e astratte e i modi umani e concilianti che esercitiamo in concreto, lo iato che c’è fra una dichiarazione e l’azione che ne segue.

Perché anche se non ci pensiamo, abbiamo diversi generi di apertura: quella che prelude, quella che comincia, quella che comprende, quella che dà, quella che è entrata, uscita o passaggio, quella che è squarcio o breccia. Lo iato si distingue, ed è una distinzione concettuale preziosa. È un’apertura che tiene scostato qualcosa che era o poteva essere considerato contiguo — iato che fende la terra, che separa zanna sopra da zanna sotto. E lo descrive con discrezione, in maniera lucida ed elegante, senza quei calori, quei dolori e quelle connotazioni aspre che facilmente sono suscitate da concetti di frattura. Come sarebbe diverso, nella messa a fuoco, parlare delle distanze fra due epoche, del divario fra due posizioni, della discrepanza fra il dire e il fare!
Formidabile. Anche se non si può dire se lo ‘ia’ di ‘iato’ sia uno iato o no: si può considerare sia come i-à-to (che è uno iato), sia come ià-to (che è un dittongo).

Parola pubblicata il 29 Gennaio 2025