Sinfonia
sin-fo-nì-a
Significato Composizione orchestrale che nella sua forma classica è solitamente costituita da quattro movimenti. Parte introduttiva a un’opera, a un oratorio o a una cantata. Con l’accento spostato, sinfònia, è il nome di uno strumento musicale cordofono (ghironda) e anche di un genere di piante tropicali legnose, con grandi fiori. Per estensione figurata: armonia di vari elementi: suoni, colori, profumi, sapori, oggetti o altro. Per antifrasi: suoni o rumori sgradevoli
Etimologia dal latino symphònia, dal greco symphonía ‘fusione di suoni, accordo; orchestra’ e ‘strumento musicale’, derivato da sýmphonos ‘armonioso, concorde’ composto dal prefisso syn- ‘con, insieme’ e da phoné ‘suono’.
Parola pubblicata il 20 Marzo 2022
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
La sinfonia è l’espressione della musica orchestrale per eccellenza. Per avere un’idea della sua diffusione, è stato calcolato che dal 1720 al 1810 siano state composte almeno tredicimila sinfonie, che potrebbero raggiungere il numero di circa ventimila, se includessimo anche quelle perdute.
Durante il Medioevo e il Rinascimento il termine aveva un significato generico, che richiamava semplicemente il concetto originario di ‘suonare insieme’ o concertare, e si poteva perciò applicare a qualunque componimento musicale.
Con l’accento spostato (sinfònia), designa invece la ghironda, che è una sorta di parente cordofono della zampogna; per la cronaca: la stessa parola zampogna è una corruzione popolare di symphonia.
Nel 1597 Giovanni Gabrieli compose le Sacrae symphoniae per voci e strumenti e più tardi, nel periodo barocco, Johann Sebastian Bach chiamò sinfonie alcune sue composizioni a tre voci per cembalo.
Anche in Italia, nello stesso periodo, il termine indicava estensivamente molte forme musicali e, soprattutto, una composizione strumentale che precedeva una ‘commedia in musica’, come avverrà per l’ouverture di un’opera lirica.
Alla fine del Settecento, la sinfonia comincia ad acquisire la forma che diventerà classica, sviluppandosi in quattro tempi. Il primo è solitamente un allegro, che assumerà la struttura della forma-sonata, regina incontrastata dei salotti ottocenteschi di tutta Europa.
Nel 1779 un anonimo opuscolo tedesco dichiarava che l’orchestra doveva essere formata da ‘almeno’ quattro elementi e, infatti, il quartetto d’archi con l’aggiunta facoltativa di due fiati poteva già costituire l’organico di base per eseguire una sinfonia.
In pieno classicismo musicale, i tre grandi della Wiener Klassik, Haydn, Mozart e Beethoven celebrarono il sinfonismo con i capolavori che oggi sono eseguiti per ogni dove. Ben presto si aggiungeranno Schubert, Brahms, Čajkovskij, Mahler, o Richard Strauss che compose anche poemi sinfonici…
In Italia, dunque, vennero talvolta chiamate sinfonie le ouverture scritte dagli operisti, come per esempio i capolavori di Rossini e di Bellini. Similmente a quanto avviene nei moderni medley, in un movimento unico venivano riassunti i principali temi musicali del melodramma che stava per iniziare. Seguendo le tendenze d’Oltralpe, anche il nostro Luigi Cherubini si cimentò nel genere, componendo però una sola sinfonia.
Nelle sinfonie corali le voci si aggiungono agli strumenti; chi non conosce l’Inno alla gioia su testo di Schiller della Nona sinfonia di Beethoven? Meno nota è invece la Symphonie zu Dantes Divina Commedia di Liszt del 1856, in tre movimenti, che si conclude con un breve coro paradisiaco. E pensare che Dante usò la parola proprio per affermare che la musica del Paradiso non è percepibile dalle orecchie umane:
Diversamente dall’immaginario stereotipato del concerto vissuto in religioso silenzio, come una sublime esperienza estetica, nelle ‘accademie’ aristocratiche l’esecuzione musicale generalmente accompagnava il tè e il gioco delle carte. Ludwig Spohr, compositore, violinista e inventore della mentoniera (dove si appoggia il mento sul violino), racconta che fino al 1799 la duchessa di Brunswick insisteva sul fatto che l’orchestra dovesse suonare sempre piano, in modo che il gioco delle carte non fosse disturbato!
Questa parola, bella e facile a dirsi, ha percorso un viaggio di migliaia d’anni ed è entrata con naturalezza nell’uso comune. Ci serve per descrivere la sinfonia di fragranti aromi speziati che proviene dalla cucina il giorno di festa, o la sinfonia notturna d’irrequieti, concupiscenti felini. Oppure possiamo ammirarla incastonata dal Vate tra altri preziosi gioielli verbali: