Cimento

ci-mén-to

Significato Mistura di sali usata un tempo dagli orafi per saggiare o purificare metalli preziosi; prova, rischio

Etimologia dal latino: caementum pietra tagliata per la costruzione, e poi malta, calcestruzzo; derivato di caedere tagliare.

Un tempo chi lavorava i metalli preziosi, per saggiarne la purezza o toglierne l’impurità, usava delle misture di sali che venivano fuse insieme al metallo in un crogiolo. Questa immagine di attenta prova della purezza di un materiale è molto suggestiva, e si è prestata bene ad indicare, in generale, l’analisi, il saggio. Saggio che è anche un rischio: il metallo potrebbe non essere prezioso come sembrava. Quindi vediamo che il cimento non è una prova generica, ma una prova, in un certo senso pericolosa, che determina il valore, la forza, la purezza di qualcosa - o di qualcuno.

Si può parlare del cimento di chi, pure in condizioni di vita modeste e a costo di tanti sacrifici, è riuscito ad assicurare un’istruzione di alto grado ai propri figli; si può parlare di un ospite sgarbato che mette a duro cimento la disponibilità e la gentilezza di chi lo accoglie; e ci si potrà cimentare nella stesura di una grande opera - che renderà palese il nostro valore.

Oggi siamo portati a pensare che l’oro e gli altri metalli preziosi si formino magicamente nel retrobottega del gioielliere - o magari abbiamo in mente che esistono delle miniere d’oro, ma come poi l’oro arrivi già bello e pronto nel negozio di gioielleria resta un mistero. Allo stesso modo si commette spesso l’errore di credere in magici successi personali, predeterminati fin dalla nascita, o il cui conseguimento resta un fortunato mistero. Ciò che sta nel mezzo è il cimento: e non è misterioso né magico. È dedizione e rischio.

Parola pubblicata il 03 Luglio 2013