Smaccato
smac-cà-to
Significato Troppo dolce, nauseante; esagerato, sfacciato, eccessivo
Etimologia etimo incerto; forse da smaccare, che significa ‘avvilire, umiliare, svergognare’, di origine incerta, forse da ricollegare ad ammaccare, di etimo oscuro ma che forse è un derivato del latino macula, ‘macchia’.
Parola pubblicata il 29 Dicembre 2018
Qui siamo davanti a parole non particolarmente ricercate che però fra significati ed etimologie formano un intrico su cui i migliori studiosi si sono arrovellati senza riuscire a fare luce chiara. Già, perché per quanto le loro forme siano prossime i loro significati sono distanti, e sembrano irriducibili a un’origine comune: se lo smaccato è il troppo dolce, l’eccessivo, invece lo smacco (al fianco dello ‘smaccare’) è l’onta, la delusione bruciante, l’umiliante sconfitta. C’è chi ha ipotizzato che siano riconducibili tutte, da ‘smaccare’, ad ‘ammaccare’, ma nessuno ne sembra persuaso.
Lo smaccato non lo conosciamo tanto come participio passato di ‘smaccare’ (anche perché è un verbo desueto), ma con dei significati propri: alla fine del Cinquecento emerge in italiano parlando di un sapore. Il sapore descritto dallo smaccato è un dolce esagerato, perfino nauseabondo. Dopo un mese d’infusione scopriamo che il nostro limoncello è smaccato perché abbiamo sbagliato le dosi di sciroppo, ci sembrano smaccati i torroni di cui è ghiotta la nonna, e nel momento di gran fame la torta smaccata è comunque godutissima.
Ma più consuetamente lo smaccato è per noi in genere l’esagerato, l’eccessivo: lo zio ha una fortuna smaccata nelle lotterie, l’amico si prodiga in lodi smaccate per pura piaggeria, e quando ha due soldi in più il collega ostenta in modo smaccato i suoi nuovi acquisti. C’è una sfacciataggine intensa, nello smaccato, un troppo che non tenta di nascondersi e che anzi è palese come è palese un sapore tanto dolce da urtare - e in questo richiamo sensoriale, e nel suo suono schioccante, quasi allappato, mostra la sua forza.
Così come è fine notare la vicinanza di parole che non s’immaginano prossime, è fine notare la lontananza di termini che parrebbero naturalmente parenti: e quanto è lontana la sofferenza dello smacco dalla dolcezza che aggozza dello smaccato.