Tema
tè-ma
Significato Argomento, motivo di fondo di un’opera, di una discussione; argomento di una prova, di un componimento di verifica, e l’elaborato stesso; idea musicale con variazione e sviluppo, e motivo ricorrente; radice della parola; parte dell’enunciato la cui informazione è data per nota
Etimologia voce dotta recuperata dal latino thema, dal greco théma ‘argomento di discussione’, ma propriamente ‘ciò che è posto’, derivato di títhemi ‘porre’.
Parola pubblicata il 12 Luglio 2025
Ci sono alcune piante splendide e innocue che decidi di mettere in piena terra, qui e là nel giardino, nel campo — o che compaiono spontaneamente e tu, anima bella, curi. Non sai che sono infestanti, e che ti ritroverai suddito nel regno dell’acacia e della menta piperita. Funziona così anche per certe parole.
Che bella parola che è ‘tema’! E però è davvero una parola infestante: tutto è un tema. Troviamo temi nelle discussioni e nei dibattiti di respiro pubblico, in discorsi di analisi e critica, nelle opere d’arte (letterarie, visive, musicali, architettoniche), nei confronti in amicizia o sul lavoro, nelle prove d’esame e di verifica, nei momenti d’introspezione. Può far comodo valutare qualche sinonimo, per ritrovare il filo del concetto, o anche solo per evitare che l’uso lo usuri fino a cancellarne ogni connotazione; ma iniziamo a ravvivarne lo smalto con un po’ di etimologia.
Il tema è così comune perché in effetti ha un significato ampio e versatile da sempre. Il greco théma (che ci arriva per tramite del latino) è ‘argomento di discussione’, ma letteralmente è ‘ciò che è posto’. Infatti deriva dalla radice di títhemi, che è proprio ‘porre’.
Il tema quindi è il punto posto, il soggetto incluso o centrato nel ragionamento, nello scambio — una scatola con un titolo. La dimensione di nascita, in quanto ‘argomento di discussione’ è retorica, condivisa, e possiamo notare un piccolo carattere interessante: il tema è noto. Forse per questo è una parola rassicurante.
In linguistica si dice tema la radice della parola, che poi può essere arricchita e alterata da desinenze, ma è chiamata tema anche la parte dell’enunciato che si dà per conosciuta (mi avevi annunciato il menu e ora mi dici che «Le trofie al pesto saranno in tavola fra mezz’ora»; le trofie al pesto sono il tema, la parte che aggiunge informazione nuova è il ‘rema’); il tema musicale, pur nella sua varietà di concetto, è un’idea fondamentale che si sviluppa e varia, fino ad arrivare al leitmotiv, il motivo musicale ricorrente che accompagna e caratterizza situazioni e personaggi; il tema proposto all’esame non si dà su questioni ignote, ma che si suppone anzi si vuole verificare siano note. Senza contare che delle feste a tema il tema va conosciuto o ti presenti col costume sbagliato.
Perfino in astrologia abbiamo il tema di nascita, conformazione astrale che si calcola, da cui si deducono, pare, grandi cose. E anche nei confronti pubblici i temi sono luoghi comuni, spazi di dibattito familiari in cui accapigliarsi.
L’argomento è più funzionale; può essere sempre materia di un ragionamento o di un’opera, ma ha un ineliminabile profilo di prova — tende ad arrivare da qualche parte; il soggetto ha un tratto di protagonismo, può essere agente centrale, trama, ma lo è in maniera meno analitica, e non ha un rilievo tematico nell’ambito di discussioni, dibattiti, discorsi — dove piuttosto individueremo oggetti. I quali comunque si presentano più semplicemente come contenuti — nel bene e nel male l’oggetto della discussione non ha la verve che riesce ad avere un tema caldo.
In effetti il contenuto stesso può coprire parte del tema, ma non ne condivide l’aspirazione titolare: il contenuto è lineare e prosaico, non sintetico. Molto più interessanti e prossime — anche perché come dire? hanno fatto le scuole insieme — sono le questioni e le tesi. La questione ci dice subito che s’impronta a una ricerca e un dibattito su una domanda, su un problema, e la tesi corazza un argomento di dibattito — pensiamo forse che non venga dal títhemi pure lei? Forse ci dà qualche possibilità in più (più alta, più sospesa) il concetto. Il concetto si fa discutere ma non è necessariamente collocato nella canea della discussione. Il concetto di un’opera, di un diritto, il concetto da trattare, il concetto che ci sorprende da dentro, sono tutti concezione e concepire, un prendere (càpere) generativo e ricco di domande.
Poi non facciamone una malattia, di parole di moda ce ne sono e ce ne saranno sempre, che vanno e vengono, e il tema è obiettivamente una parola fortissima, capace di abitare il dialogo bassotto e quello olimpico, di pungere e di sbracare — ma ecco, se desideriamo la pazienza di una messa a fuoco un pochino più dedicata, forse una volta tanto possiamo lasciare il tema a riposo, senza tema di perderci qualcosa.
[Già, perché esisterebbe anche la tema, da ‘temere’, che significa ‘timore’, che oggi si usa soprattutto in espressioni come ‘senza tema di’; ma è un’altra storia.]