Rema

rè-ma

Significato 1) Flusso vorticoso d’acqua rotto fra due ostacoli, specie forte corrente fra versante ionico e tirrenico dello stretto di Messina. 2) In linguistica, parte dell’enunciato che porta un’informazione nuova

Etimologia il primo ‘rema’ è dal greco rêuma ‘corrente, flusso’; il secondo è dal greco rhêma ‘cosa detta’.

  • «A quest'ora nello stretto la rema impedisce la navigazione.»
  • «'Molto bene' è il rema nella frase 'Ho mangiato molto bene'.»

Una parola dalla veste così semplice — quattro lettere, suono domestico — non potrà certo riservare sorprese. E invece c’è da prestare attenzione, perché è una veste indossata da due parole molto diverse, da due ‘rema’, che peraltro col remare e il remo non hanno niente a che vedere. Una ci porta comunque sull’acqua, anzi in acque pericolose, l’altra in un altrove ugualmente naturale ma perfino più insidioso: la lingua.

Il primo ‘rema’ (la rema, femminile) ci dipinge una situazione semplice ma piuttosto paurosa: il flusso e reflusso delle acque, magari mareale, rotto fra due ostacoli. Ma caliamo pure il termine nel luogo per cui nasce: lo stretto di Messina.

Nell’Odissea addirittura il loro rischio è personificato dalle contrapposte mostrità di Scilla e Cariddi, ma più sobriamente possiamo dire che fra versante ionico e versante tirrenico si vengono a creare correnti forti e vorticose — descritte con elegantissima semplicità popolare dal greco rheuma, che è proprio il ‘flusso’.

Se l’avete notato, la risposta è sì: questa sovrumana rema è sorella del ben più prosaico reuma, ahi ahi. Non ci stupisce scoprire che i reumatismi abbiano un nome che, richiamando uno scorrere, si fonda sulla teoria medica degli umori di Ippocrate — e questi reumi avevano la natura generale di catarro, o umore patologico.

Ad ogni modo, con la barchetta abbiamo difficoltà a opporci alla rema fra gli scogli, i mulinelli della rema rendono pericoloso il passaggio nello stretto, e chi vive su certi lidi conosce profondamente i modi di muoversi e le ore delle reme. Questa rema è un nome molto antico, trecentesco.

Invece è recentissimo, tardo-novecentesco, il rema linguistico (e anzi si contende il campo con tanti altri modi di chiamare la stessa cosa). Anche questo ha un’ascendenza greca: viene da rhêma, ‘verbo’, ed è quindi parente etimologico della retorica.
Il discorso è enorme, ma diciamo che il rema indica la parte della frase che contiene l’informazione nuova riguardo al tema, la parte che era già nota. Vuol dire una cosa semplice ma sottile, che riguarda la struttura informativa degli enunciati.
Nella frase «Il pranzo è pronto» io comunico una novità rispetto alla questione-pranzo — è pronto è il rema dell’enunciato. Se lo dicessi durante una riunione di lavoro al mattino suonerebbe strano — non c’è in ballo nessuna questione-pranzo. Invece se a casa avevo annunciato che avrei preparato il pranzo, ecco che a questo tema (noto, dato, oggetto dell’interazione), si aggiunge un’informazione.

Il rema è la parte trainante di ciò che diciamo, ciò che lo porta avanti — tant’è che di solito in italiano ci aspettiamo di trovarlo a destra, per iscritto, o comunque nella seconda parte dell’enunciato (nel parlato sappiamo marcarlo con l’intonazione). Inoltre enunciati senza tema sono molto meno strani di enunciati senza rema, perché il tema può più facilmente essere sottinteso — tant’è che, restando sulla questione dell’annuncio che il pasto è in tavola, comunemente urliamo «È prontooo!», mentre «Il pranzo» lo dice il maggiordomo dopo aver bussato ed essersi scusato.

Ciò che scegliamo come tema e come rema nelle nostre frasi è determinante per la comunicazione: è in questo equilibrio che decidiamo che cosa evidenziare, di ciò che intendiamo comunicare, e anche che cosa far passare come implicito.

Ad esempio, portare nel tema ciò che avrebbe ragione di essere considerato rema può contrabbandare una quantità di giudizi, impressioni, considerazioni. Quante pubblicità ci fanno dichiarazioni del tipo «La qualità di Scarsol oggi è ancora più conveniente»? Il fatto che i prodotti Scarsol siano di qualità, così, è tematizzato — si sa (sottintende lo slogan) che i prodotti Scarsol sono notoriamente di qualità, non c’è da discuterne: e oggi costano anche meno, pensa te, corri! Se la dichiarazione fosse «I prodotti Scarsol sono di qualità ma economici», la qualità di Scarsol sarebbe una notizia nuova portata dall’enunciato, e passerebbe al mio vaglio, avrei spazio per il dubbio. (Si sente com’è moscio ‘sto slogan.)

Dietro asciutte questioni linguistiche (tema, sto dicendo che in sé la nozione di ‘rema’ può sembrare tiepida) si trovano questioni di comunicazione di importanza capitale (rema, novità, il rema è un concetto importante su diversi piani). Sono correnti in cui non possiamo evitare di ritrovarci quotidianamente, remando nella rema di tema e rema.

Parola pubblicata il 08 Aprile 2023