Aspirare

a-spi-rà-re (io a-spì-ro)

Significato Inspirare; trarre a sé, detto di apparecchi riguardo a gas, liquidi e simili; anelare, puntare a qualcosa

Etimologia voce dotta recuperata dal latino aspirare ‘soffiare verso’, derivato di spirare ‘soffiare, respirare’ con prefisso a-.

  • «Aspira questo profumo a pieni polmoni!»

Io, con tutta l’altezza e l’autenticità di certi miei aneliti, con le mie tensioni e i miei desideri, mi siedo concettualmente accanto all’aspirapolvere. Difatti possiamo entrambi avere potenti aspirazioni, e dietro la boutade c’è nientemeno che un’articolata verità.

Innanzitutto scordiamoci un istante l’atto dell’aspirapolvere perché ci mette fuori strada: non stiamo contemplando un inspirare, che risucchia aria (e altra roba). Il prefisso a- ci indica una tendenza, un avvicinamento — e questa direzione si applica allo spirare, che è un soffiare e un respirare. L’aspirare latino è un ‘respirare verso’.

In realtà il primo significato è spesso riportato come ‘soffiare verso’ (un atto da avvicinare all’infondere, che ha anche un tratto mistico), ma dobbiamo conservare l’ambivalenza fra il soffio e il respiro: qui sta la dimensione morale dell’aspirazione (che in italiano si fa molto più marcata che in latino). Il respiro, come energia vitale e manifestazione dello sforzo e dell’emozione, si volge in una direzione, che è la direzione della volontà, il traguardo su cui si slancia una fatica. L’aspirazione, più che trovarci gonfi come palloni in una verticalità ambiziosa, tratteggia un anelito, un respiro che si condensa sulla superficie di un desiderio.

Quindi, con tutto il lavoro che ho fatto e l’esperienza maturata, posso aspirare a una carica prestigiosa; aspiro a un traguardo sportivo che covo da anni; e l’amica di talento eccezionale può aspirare alla gloria artistica. Sentiamo tutta l’intimità di questa tensione, che però è manifesta — proprio come il respiro, intimo e rivelatore. Si distingue dalle malizie eventuali dell’ambizione, dalle fragilità sussultanti dell’anelito, dalla dirompenza della brama, dalla volontà terragna e dalla volatile velleità. Il taglio che ci rende di questo slancio umano è prezioso e denso di significato.
E ci fa capire molto ma molto meglio non solo la specificità dell’aspirare come atto respiratorio rispetto all’inspirare (aspiro i vapori dei suffumigi per liberarmi il naso, aspiro l’aria frizzante di montagna — tendo su quei vapori e quell’aria), ma anche quella dell’aspirapolvere — e in generale degli apparecchi che aspirano.

L’aspirapolvere non è dapprima l’elettrodomestico che inspira, che introietta aria. Non è un inspirapolvere. L’aspirapolvere è l’elettrodomestico che volge il suo speciale respiro monodirezionale a qualcosa, su qualcosa. L’aspirapolvere sta addosso alla polvere. E così l’aspiratore per il ricambio d’aria sta addosso all’aria da cambiare, e via dicendo.

Così si affratellano un genere di desiderio e l’atto di un genere di strumenti: nel concetto insolito e fondante di un respiro applicato.

Parola pubblicata il 22 Novembre 2024