Ambizione
am-bi-zió-ne
Significato Desiderio vivo e assiduo di ottenere qualcosa; brama sfrenata di onore, potere e successo
Etimologia voce dotta recuperata dal latino ambitio ‘aspirazione ardente’, da ambire ‘andare intorno, brigare’.
- «Ha l'ambizione di fare la migliore schiacciata della zona.»
Parola pubblicata il 25 Ottobre 2024
Questo amb- è da capire meglio. Parrebbe avere un significato semplice e piano, ma il concetto di ‘intorno’ è estremamente versatile, e può finire per darci un’immagine diversa da quello che ci aspetteremmo — ad esempio, di direzione sicurissima.
Siamo nell’ambito dell’ambire: ambìre in latino significa ‘andare intorno’ (amb- e ire). Questo ‘andare intorno’ si psicologizza facilmente (ne parlavamo giusto col vagolare), e in questo caso acquista l’intenzione e il tratto mentale del brigare. Si va intorno cercando opportunità, lisciando, sollecitando, circuendo, di porta in porta, di piazza in piazza — e possiamo immaginare il potente occhio poetico popolare che notava queste persone che ambivano, leggendone le intenzioni, celate o no. (Da notare che invece l’àmbito si conserva più neutralmente un ‘intorno’, una circoscrizione entro cui ci muoviamo.)
Oggi, per il significato con cui usiamo questo parola, potremmo dire che l’ambizione è un’aspirazione ardente — ma è un genere di aspirazione già rappresentato col medesimo significato dall’ambitio latina. Solo che l’ambitio latina è con maggior evidenza etimologica un girare intorno… in cerca di voti.
Al vivo desiderio o alla brama sfrenata dell’ambizione associamo un movimento diritto e diretto: c’è un obiettivo e intendo raggiungerlo. Ma ciò che la saggezza etimologica ci spiega e tratteggia è che questo genere di desiderio o brama non si muove in linea retta; ha un aspetto ondivago mosso da un disegno d’intenzione preciso, che si manifesta nelle complessità articolate dell’intorno, in cui ogni elemento, ogni agente viene considerato, pesato e se possibile strumentalizzato. Il profilo limpido e senza tempo è quello del candidato che s’incontra con Tizio e con Caio, che cerca patroni, che va a promettere, che va a insinuare, che va a chiedere, che va a dichiarare e ad arringare, che va a comprare, cercando di vincere un’elezione.
Non bizzosa e altezzosa come la pretesa, non vaga e floscia come la velleità, l’ambizione vive su gradi d’intensità diversi, che secondo il metro della giusta mediocrità si fanno più negativi e vacui via via che si fanno più forti.
Infatti posso avere l’ambizione di vincere un concorso per un mestiere a cui mi sento vocato, l’ambizione di aprire un mio ristorante, l’ambizione di avere un mio giardinetto che sia proprio come voglio. Questi sono desideri di meglio, di prova, di libertà, che si figurano in una tensione accesa e ricca di contenuti — la figura antica dell’andare intorno è una raccolta d’esperienza.
D’altro canto l’ambizione che aliena da ogni relazione significativa, l’ambizione di primeggiare a ogni costo, l’ambizione facile al pugnale, ci rappresentano un grado di desiderio feroce ed egoista: tutto ciò che intorno può concorrere al successo è sfruttato, tutto ciò che non può è esiliato. Inoltre è un’ambizione più in bianco — queste ambizioni intense si assomigliano tutte, vorticano su ricchezza, potere, onore, più vuote di altri contenuti, che sono provvisori, occasionali, fungibili.
Ecco, quelle come questa sono parole davvero potenti: parole che rappresentano gradi di sfumature di un sentimento ora vitale ora mortale, raccontato attraverso il meme di un comportamento sociale in odore di eternità.