Vagolare

va-go-là-re (io và-go-lo)

Significato Vagare in maniera continua, lieve, incerta

Etimologia da vagare, voce dotta recuperata dal latino vagare, derivato di vagus ‘vago’.

  • «Mi ha risposto vagolando fra giustificazioni inconsistenti.»

Anche questo è un rione di significati che ci stanno a cuore. È abitato da molte parole che portano i loro diversi contributi per sfaccettare il grande concetto dell’andare intorno attardandosi senza meta chiara, ora piacevolissimo ora vagamente minaccioso, ora ricercato ora poco promettente. Ma non buttiamoci subito nel carosello dei sinonimi del vicinato, stiamo sul vagolare, perché ha dei tratti magnifici, da valorizzare.

Sui dizionari si trova scritto che è un diminutivo, un frequentativo, un intensivo di ‘vagare’ — alterazioni differenti, anzi si direbbe perfino contrarie, che però qui non si escludono, anzi. Com’è che si esalta il significato del vagare, come si rende più forte?
Non appesantendo il suo passo, non rendendolo più deciso e strepitoso, non ingrossandolo, accrescendolo: il vagare si rafforza quando la sua incertezza si fa più delicata, quando il suo girare si alleggerisce e attenua, quando è più titubante e fioco e perso.

Il vagare ha anche un tratto maestoso: pensiamo alle nubi che vagano nel cielo, al mostro che vaga in cerca di preda, ai corpi che vagano nello spazio — e vaga la fantasia.
L’assenza di meta chiara, o perfino di costrutto, non è necessariamente un male. Quando vaghiamo nel parco con gli occhi fra le fronde degli alberi, o a passi lenti nel canto nelle cinciallegre, l’assenza della falcata marziale diretta verso un obiettivo non è un problema, anzi. Ma il vagolare ci offre una versione particolarmente spenta del vagare, poco serena, di piccolo cabotaggio, di levità evanescente, magari vacua, magari proprio timorosa.

Se scrivo che dopo la discussione sono rimasto a vagolare in strada, che dei pensieri mi stanno vagolando nella mente, se racconto che all’inizio della caccia al tesoro il gruppo è rimasto a vagolare nei dintorni, do delle immagini molto diverse da quelle che darei se fossi rimasto a vagare per strada, se i pensieri vagassero per la mente, il gruppo vagasse nei dintorni. Do immagini di difficoltà, di tentennamento, di irresolutezza — che spiccano per leggerezza e hanno anche la loro tenerezza, beninteso, al contrario della possibilità di forza e tranquillità che ha il vagare.

E così, nella sua precisione e nella sua ricercatezza, si distingue nel vicinato anche dai più sostenuti contegni letterari dell’errare, dalle dimensioni più stabili ed esistenziali del vagabondare, dalla didascalia circoscritta dell’aggirarsi o a quella da fiera del girellare, dal gironzolare da cane che fiuta a terra qua e là con l’interesse che noi abbiamo per il pettegolezzo Fino ai più scoperti passeggiari e camminari, che mostrano il viso più bello e normale e perciò accettato di questo stupendo, contraddittorio e controverso andar d’intorno privo dei perché che di solito ci muovono.

Parola pubblicata il 15 Ottobre 2024