SignificatoSpinta data dal remo, remata; il vogare; entusiasmo, slancio; popolarità, successo
Etimologia etimo incerto. Forse dal latino vocare ‘chiamare’, forse di origine germanica, da far risalire all’antico alto tedesco wogen ‘oscillare’.
Abbiamo tutti in mente l’incitamento dato ai rematori, «Voga!», ma sappiamo anche che essere in voga significa essere popolare, di successo. Forse che i galeotti incatenati al remo erano famosi nei migliori salotti? Ebbene, no. Ma c’è una via che porta dalla voga marinara a quella di moda.
La voga è la spinta data al remo, e anche lo stesso vogare, quindi il far procedere una barca remando. Così si può parlare della barchetta che si spinge a voga fino alla cala nascosta, di come il turista viene messo alla voga eccitando il suo piacere per il pittoresco, di come salutando si prende la voga.
Sull’origine di questo termine però i linguisti duellano ferocemente. In particolare le tesi più agguerrite lo vogliono o prestito germanico (da un non attestato wogen dell’antico alto tedesco, col significato di ‘muovere, oscillare’) o derivato del latino vocare, cioè ‘chiamare’. Quest’ultima pare quella con miglior fortuna recente, fondata su confronti notevoli nell’area del mediterraneo occidentale: il nome del gesto deriverebbe dall’ordine, dall’incitamento vociato ai rematori.
Ora, la voga che imprime l’abbrivo alla barca prende anche i significati di slancio, entusiasmo, lena (tanto da confondersi con la foga, che le assomiglia pur non essendo sua parente) — e quindi si può studiare o lavorare con voga, leggere di voga un libro magnetico. E già qui, nell’energico dinamismo che viene colto, iniziamo a intravedere il nesso con lo slancio della moda e della popolarità.
Pare (e non ci stupisce) che il passaggio avvenga seguendo l’omologo vogue in francese: la voga è un impeto attuale. La sua propulsione — quella della remata —è un ciclo che monta in questo momento, e a questo momento appartiene il suo slancio, il suo impulso. Queste immagini si sono declinate in successo e reputazione personale, in popolarità. Così diremo che quel cantante era in voga venti anni fa, che sono in voga i pantaloni comodi da casa, che tornano in voga i colori degli anni ‘90, che una certa parola è davvero in voga. E qui sta la bellezza di questo termine.
Descrivere la fortuna come una remata ne dà un’immediata dimensione di temporaneità. Magari si ripete continuamente, magari è sempre in voga, ma la moda è un’onda, un ciclo, come quello del remo.
Abbiamo tutti in mente l’incitamento dato ai rematori, «Voga!», ma sappiamo anche che essere in voga significa essere popolare, di successo. Forse che i galeotti incatenati al remo erano famosi nei migliori salotti? Ebbene, no. Ma c’è una via che porta dalla voga marinara a quella di moda.
La voga è la spinta data al remo, e anche lo stesso vogare, quindi il far procedere una barca remando. Così si può parlare della barchetta che si spinge a voga fino alla cala nascosta, di come il turista viene messo alla voga eccitando il suo piacere per il pittoresco, di come salutando si prende la voga.
Sull’origine di questo termine però i linguisti duellano ferocemente. In particolare le tesi più agguerrite lo vogliono o prestito germanico (da un non attestato wogen dell’antico alto tedesco, col significato di ‘muovere, oscillare’) o derivato del latino vocare, cioè ‘chiamare’. Quest’ultima pare quella con miglior fortuna recente, fondata su confronti notevoli nell’area del mediterraneo occidentale: il nome del gesto deriverebbe dall’ordine, dall’incitamento vociato ai rematori.
Ora, la voga che imprime l’abbrivo alla barca prende anche i significati di slancio, entusiasmo, lena (tanto da confondersi con la foga, che le assomiglia pur non essendo sua parente) — e quindi si può studiare o lavorare con voga, leggere di voga un libro magnetico. E già qui, nell’energico dinamismo che viene colto, iniziamo a intravedere il nesso con lo slancio della moda e della popolarità.
Pare (e non ci stupisce) che il passaggio avvenga seguendo l’omologo vogue in francese: la voga è un impeto attuale. La sua propulsione — quella della remata —è un ciclo che monta in questo momento, e a questo momento appartiene il suo slancio, il suo impulso. Queste immagini si sono declinate in successo e reputazione personale, in popolarità. Così diremo che quel cantante era in voga venti anni fa, che sono in voga i pantaloni comodi da casa, che tornano in voga i colori degli anni ‘90, che una certa parola è davvero in voga. E qui sta la bellezza di questo termine.
Descrivere la fortuna come una remata ne dà un’immediata dimensione di temporaneità. Magari si ripete continuamente, magari è sempre in voga, ma la moda è un’onda, un ciclo, come quello del remo.