Rammemorare
ram-me-mo-rà-re (io ram-mè-mo-ro)
Significato Ricordare
Etimologia derivato di memorare ‘ricordare’, col prefisso composto ra- con valore intensivo.
Parola pubblicata il 22 Agosto 2019
ram-me-mo-rà-re (io ram-mè-mo-ro)
Significato Ricordare
Etimologia derivato di memorare ‘ricordare’, col prefisso composto ra- con valore intensivo.
Parola pubblicata il 22 Agosto 2019
Davanti a questo verbo sorge spontanea una domanda: «Ma non si poteva dire ‘ricordare’?» In effetti i significati sono del tutto sovrapponibili, e anche buona parte degli usi. Però è un termine che permette alcune riflessioni interessanti.
La prima è un po’ piana: talvolta il ricordo ha una dignità tale, o vuole essere vestito di una dignità tale, che è funzionale farla percepire attraverso un termine di natura e registro letterari. Se voglio marcare l’importanza di un ricordo, evocare le ragioni di un rammemorare o di una rammemorazione può avere un effetto suggestivo; se con un’apertura o una dedica intendo rammemorare qualcuno, pongo l’atto su un livello elevato; difatti non rammemoro il frappè che servivano su quella spiaggia dello Ionio tanti anni fa: piuttosto me lo ricordo, me lo rammento.
La seconda è un po’ più trasversale. Il verbo ‘memorare’, nella storia della nostra lingua, ha avuto una storia recessiva: facile recuperare questo verbo pari pari dal latino come voce dotta, meno facile farlo entrare nell’italiano vivo. Nella nostra lingua i verbi che hanno questo significato, ossia quello di richiamare alla mente o ritenere nella memoria, hanno tutti una peculiarità: il prefisso. Che sia il ‘ri-’ o il ‘ra-’ (che per certi versi lo include), i verbi che raccontano l’attingere alla memoria manifestano un prefisso: rammemorare, ricordare, rammentare, rimembrare. Sono questi i veri punti fermi di questa sfera semantica: i prefissi che ci figurano un recupero, se non dal passato, dal dietro di uno zaino di memoria, un ritorno. Non abbiamo sinonimi vivi che prescindano da questi prefissi.
Il rammemorare, forse più di altri verbi proprio per la sua vocazione alta, ci rappresenta l’atto di un recupero perpendicolare dal tesoro, tanto mutevole quanto creduto fisso, della memoria, una memoria conclusa in un armadio di meningi, che non si può rievocare (!) senza la magia del prefisso ‘ri-’ o ‘ra-‘. Figuriamoci che anche il ‘commemorare’ (ben più comune) deve significare la situazione del ricordare insieme con un prefisso, e lo ‘smemorare’ agisce in negativocon la ‘s-’ su un ‘memorare’ che, da solo, non useremmo mai.
Fissità pretesa della memoria, magia agente dei prefissi.