Tautologia

tau-to-lo-gì-a

Significato Proposizione in cui il predicato ripete ciò che è già contenuto nella premessa; ripetizione, espressione ridondante; in logica, proposizione complessa che risulta sempre vera

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo tautologia dal greco tautología ‘che dice lo stesso’, composto di tautós ‘lo stesso, medesimo’ e -logía ‘discorso’.

  • «Il triciclo ha tre ruote.» «Hai altre tautologie da dire?»

Con questa parola dall’aria carismatica e complessa parliamo di una categoria particolarmente interessante e radicale di ovvietà. In effetti, anche se è articolata, finisce per essere più semplice di quel che pare.

Ho deciso che farò così perché così ho deciso. O le cose stanno così o stanno in un altro modo.
Ecco i due corni della tautologia: queste proposizioni o sono vere per definizione (il triangolo. ha tre lati, il cantante canta) o non aggiungono niente alla premessa (il cibo buono mi piace, quello cattivo no).
In ogni caso non hanno un contenuto informativo: possiamo essere davanti a leggi monolitiche, o a discorsi che non vanno da nessuna parte, o che girano in tondo. Questi sono caratteri importanti da saper notare, perché la parola giusta è in grado di cogliere la natura e il difetto di un detto.

‘Tautologia’ è un termine evidentemente greco, ed è composto di un secondo elemento notissimo, -logia, che deriva da logos e ci presenta quindi un genere di discorso, e un primo elemento,tauto-, che è un po’ meno noto ma che semplicemente indica il medesimo, l’identico, lo stesso (per inciso, ‘tautó’ è un raro esempio di crasi propriamente detta). Quindi la tautologia è il detto che dice lo stesso, avvitato su una medesima cosa.

È un termine che abita molti contesti. Possiamo trovarlo in usi specialistici, ad esempio nella logica formale, a qualificare (specie nell’uso moderno) proposizioni sempre vere: ad esempio una proposizione complessa che abbia come componente ‘A o non A’ (il pomodoro è rosso o non rosso) è sempre vera. In retorica, qualifica soprattutto proposizioni che predicano qualcosa di già contenuto nella premessa, e che quindi, anche se magari si propongono di definire e argomentare, non sviluppano niente. L’amministrazione ha adottato fra tutte questa scelta perché l’ha preferita alle altre, mentre per l’art.4 co.2 del codice penale, «agli effetti della legge penale è territorio dello Stato il territorio della Repubblica [...]».
Va notato che in retorica la tautologia ha molto a che spartire con la perissologia, che coglie il fenomeno con un taglio di abbondanza inutile di parole.

Questo modo di restare chiaro in superficie, così solido e generico, echeggiando e ridondando, entra anche nel linguaggio comune — come quando alziamo in alto. Anzi, a volte qui le tautologie prendono anche profili diversi, di affermazioni di polso che non temono il ridicolo (ora è ora, poi è poi; non è finita finché non è finita). Ma beninteso: quando chiamiamo una proposizione ‘una tautologia’, il giudizio è sempre negativo, e piuttosto chiuso — a differenza di un lapalissiano che, senza essere meno affilato, è più scherzoso e aperto.

Curiosamente, esistono anche tautologie onomastiche. È un fenomeno che investe soprattutto i toponimi, nomi di luogo: specie passando di lingua in lingua possono finire per comporsi con una somma di tautologie. Le chiamiamo ‘isole Faroe’, ma alla lettera significhiamo ‘isole isole (øer) delle pecore (fær)’; chiamiamo l’Etna con l’altro splendido nome di Mongibello, ma è un nome che significa ‘monte monte’, composto dal mons latino e dal gebel arabo, con lo stesso significato.
Capita, quando una porzione antica di un toponimo, da nome comune che era, cessa di essere compresa — e quindi si ripete in un’altra lingua o in una lingua corrente. Un fenomeno di diffusione universale.

Parola pubblicata il 10 Gennaio 2024