Acciambellare

ac-ciam-bel-là-re (io ac-ciam-bèl-lo)

Significato Avvolgere in forma di ciambella; come riflessivo, raggomitolarsi, accoccolarsi

Etimologia da ciambella, di origine discussa.

Quando vogliamo davvero avere la misura della potenza della lingua, è a parole come questa che dobbiamo guardare.

Per parasintesi, cioè aggiungendovi insieme un prefisso e un suffisso verbale, la ciambella viene qui astratta e volta in un’azione o in uno stato, e in molti casi dotata di un tratto psicologico. Naturalmente si deve capire che cosa sia una ciambella, prima.

In pasticceria è inconfondibile — non dubito delle capacità di nessuno di riconoscerne una. L’origine etimologica però è delle più discusse: sembra pacifica un’origine remota nel greco kýmbe ‘vaso, tazza’, ma secondo alcuni porta alla ciambella passando per il significato di ‘barca’ (preso in prestito dal greco col cýmba latino), secondo altri, dallo strumento musicale del cembalo, cýmbalum in latino. Purtroppo i nomi di pani e dolci popolari non rientrano fra le parole che durante i secoli bui hanno lasciato traccia particolare per iscritto. Figuriamoci, nonostante la sua sia una storia senza soluzione di continuità, la ciambella emerge in italiano solo all’alba del Cinquecento — raccolta dalla penna di Machiavelli.

L’acciambellare si configura quindi come un ‘porre in forma di ciambella’; e questo atto può essere squisitamente geometrico, come quando acciambelliamo a terra il tubo nell’acqua per non inciamparci, o acciambelliamo i cavi per riporli ordinatamente nel cassetto. Ma l’acciambellare, e anzi in specie il riflessivo acciambellarsi, rende anche una sensazione: il porsi in forma di ciambella è un raccoglimento in posizione protetta, tranquilla come quella di un cane o di un gatto che riposa avvolto su sé stesso. In effetti, è un verbo che vive con particolare aderenza e ricorrenza nelle descrizioni di animali.

Ma sfumando un po’ l’esattezza geometrica, conservandola solo come suggestione di chiusura e cogliendo invece i suoi tratti psicologici di intimità raggomitolata, discreta, felina e presente, mi posso acciambellare sul divano quando mi viene un po’ di mal di pancia, acciambellarmi accanto a te che non mi vuoi parlare, acciambellarmi nel maglione. C’è morbidezza, in questo verbo, più che nel raggomitolarsi e nel rannicchiarsi; e c’è una precisione d’effetto superiore rispetto all’accoccolarsi.

Parola pubblicata il 25 Novembre 2020