Bazar

ba-zàr

Significato Mercato caratteristico dell’Oriente e dell’Africa settentrionale; negozio che vende grande varietà di merci, specie a poco prezzo

Etimologia dal persiano bāzār ‘mercato’.

Gli amici che questa estate sono stati in Marocco o in Uzbekistan hanno visitato con pregustato stupore i mercati locali, e a distanza di seimilacinquecento chilometri si sono scattati foto molto simili fra i mucchi conici di polveri di spezie colorate e di frutta secca. Quelli che sono stati a Marrakech però ti raccontano del suq, quelli che sono stati a Samarcanda ti raccontano del bazar. Dove sta la differenza?

Forse il bazar è più spesso un mercato chiuso, mentre più di frequente il suq si sviluppa per delle vie, ma la differenza più gustosa non riguarda il luogo-mercato in sé, quanto la sfumatura con cui usiamo questi nomi. Il termine bazar è entrato nella nostra lingua da un sacco di tempo: le prime attestazioni sono addirittura della prima metà del Trecento. Per lunghi secoli è stato il nome d’elezione per i mercati orientali e nordafricani, ed è un fatto suggestivo: ‘bazar’ è un termine persiano, non arabo, e la sua diffusione dall’Atlantico all’India ci fa intendere di che prestigio i mercati persiani abbiano goduto.

Comunque, fino alle porte del Novecento, in italiano ‘bazar’ non ha avuto usi estesi. È forse con una maggiore diffusione dei racconti di viaggio durante l’Ottocento che i nostri bisnonni hanno iniziato a immaginare più compiutamente i bazar, e a giocare coi significati sul caos esotico del grande traffico collettivo e sulla varietà di merce a poco prezzo che vi si può trovare. Così il capannone dismesso rinasce come bazar dell’usato, quando ti accorgi che la soffitta è diventata un bazar inizi a pensare di dover far pulito, e alle sette e mezzo di mattina il bar si è già trasformato in un gran bazar di opinioni a buon mercato.

Alla fine il bazar, nella nostra lingua, ha preso una piega un po’ poco prestigiosa e piuttosto ordinaria. L’amico che racconta di essere stato al bazar ci fa venire in mente la televendita di tappeti della domenica mattina, anche se visitare quel bazar è stata un’esperienza densa di meraviglia. È il destino di ogni esotismo, quello di normalizzarsi. E l’amico che racconta del suq evoca una suggestione più vigorosa — per ora.

Parola pubblicata il 09 Settembre 2019