Belesch
Dialetti e lingue d'Italia
bé-lesch (pronuncia 'béleʃ')
Significato Varietà linguistica: cimbro (Provincia di Trento, Verona e Vicenza) — Italiano
Etimologia dall’antico alto tedesco walhisk che è dalla radice germanica ricostruita come walhiska-, probabilmente nome di una tribù celtica, passato poi a significare ‘straniero’.
- «Ren atz belesch» 'Parlare in italiano' (frase in Cimbro di Luserna)
Parola pubblicata il 02 Giugno 2025
Dialetti e lingue d'Italia - con Carlo Zoli
L'italiano è solo una delle lingue d'Italia. Con Carlo Zoli, ingegnere informatico che ha dedicato la vita alla documentazione e alla salvaguardia di dialetti e lingue minoritarie, a settimane alterne esploriamo una parola di questo patrimonio fantasmagorico e vasto.
Per la prima volta oggi trattiamo una parola che non solo non è italiana, ma neppure di un dialetto neolatino. Appartiene però a una lingua parlata in Italia: è una parola cimbra, per l’appunto, significa ‘italiano’.
In Italia abbiamo una provincia, l’Alto Adige/Südtirol, che è stata politicamente assorbita dall’Italia dopo la prima guerra mondiale, dove si parla tedesco (maggioritariamente, anche se circa il 20% della popolazione è oggi di madrelingua italiana), e che prima di quel periodo era quasi completamente di lingua tedesca; ma origine, diciamo fino al 700-800 d. C., era stata di lingua latina, i residui della quale oggi chiamiamo appunto ladino. Quello che forse è meno noto è che ci sono altre zone di lingua tedesca nel nord-Italia, fuori dall’Alto Adige/Südtirol: piccole località che hanno mantenuto la parlata tedesca, di origine medievale, fino ad oggi. Mentre l’Alto Adige/Südtirol è una ‘penisola’ linguistica, perché a nord si salda all’area tedescofona di Austria e poi Germania, queste piccole aree remote sono dette ‘isole linguistiche’ perché sono circondate da un vero e proprio ‘mare’ di popoli che sono sempre stati latini, e si trovano immerse in zone del tutto italiane (in senso linguistico).
Queste Sprachinseln sono dei veri e propri gioielli sia per il linguista, sia per il turista, trattandosi spesso di borghi remoti rimasti quasi immuni dal turismo di massa. Per ora raccontiamo dei Cimbri (ma poi ci sono i Walser, i Mòcheni, i Sappadini, i Saurani, i Timavesi…), che una volta popolavano un’area abbastanza vasta delle Prealpi tra Trento, Verona e Vicenza, e che oggi sopravvivono linguisticamente in due o tre piccoli villaggi, il più popolato dei quali (300 abitanti scarsi!) è Luserna/Lusérn in provincia di Trento.
I popoli germanici avevano una parola, che suona più o meno welsch in tedesco, per indicare i popoli non-germanici con cui entravano in contatto; tipicamente attribuivano questo nome alle popolazioni celtiche o latine vicine a loro. Gli Anglosassoni, che erano Germani, quando occuparono l’Inghilterra chiamarono welsh i Celti che trovarono là: ecco che oggi welsh in lingua inglese significa ‘gallese’. Invece i Germani quando passarono il Brennero trovarono popolazioni latine, e le chiamarono ancora welsch (essenzialmente ‘straniero’), da cui la nostra belesch di oggi.
In certi dialetti tedeschi la parola assume una connotazione spregiativa (terrone potrebbe rendere l’idea), mentre in altre parlate, come appunto nel nostro cimbro, è del tutto neutra e semplicemente significa ‘italiano’. I nomi che i popoli dànno a se stessi e agli altri è una faccenda molto intricata: è quindi successo che altri popoli (non tedeschi), abbiano preso proprio dai tedeschi questa parola, che veniva utile per designare gli italiani o comunque i latini: la parola welsch è quindi stata accolta da altre lingue e si è trasformata. In polacco ‘italiano’ si dice włoski (la pronuncia è circa /uoski/), in ungherese si dice olasz (la pronuncia è circa /òlass/); le popolazioni di lingua rumena, cioè in fin dei conti ‘romana’, dei Balcani meridionali sono chiamati Vlach dalla maggioranza greca; una regione storica della Romania si chiama Valacchia, mentre la zona francese, quindi latina e non germanica (cioè non fiamminga) del Belgio si chiama Vallonia… Ecco che una stessa parola finisce per voler dire ‘italiano’, ‘gallese’, ‘terrone’, ‘rumeno’, ‘francese del Belgio’… e questo ci fa riflettere su come, antropologicamente, l’opposizione che emerge è sempre tra un ‘noi’ e un ‘loro’. E, quando si parla degli altri, non conta tanto chi sono o che cosa parlano, quanto piuttosto ciò che non sono e il fatto che non parlano come noi. Del tutto analogo era il concetto di ‘barbaro’ per i Greci: barbari sono i ‘balbuzienti’, cioè i non-greci. Parola che poi è finita ad indicare anche i Berberi del nord-Africa e gli irriducibili abitanti della Barbagia in Sardegna.