Cicatrice

ci-ca-trì-ce

Significato Segno sulla pelle che si forma in seguito alla rimarginazione di una ferita; tessuto fibroso che sostituisce i tessuti normali lesi da traumi o da processi morbosi; traccia lasciata nell’animo da un’esperienza dolorosa

Etimologia dal latino cicatrix, di etimo sconosciuto.

  • «Anche lei ha le sue cicatrici.»

Non ha confronti: è una parola che emerge in latino, completamente isolata. Non ci sono echi simili a cicatrix in altre lingue, né vicine né lontane, e non c’è persona che l’abbia studiata che sia stata in grado di dire da dove il latino l’abbia pescata.

È un dato di mistero che continua in maniera emozionante l’immaginario della cicatrice. Lo sappiamo, è una tattica narrativa arcinota e sempre fresca: tante storie caratterizzano un personaggio con una cicatrice misteriosa, che è segno evidente di una storia segreta, o perduta.

Le cicatrici infatti sono segni, e potremmo quasi dirlo in senso tecnico, semiotico (cioè di quella scienza che studia i segni, di cui era maestro Umberto Eco): i segni sono qualcosa che sta per qualcos’altro (come quelli che compongono la parola ‘albero’ stanno per quella salda creatura fronzuta che si vede dalla finestra); in particolare questi della cicatrice sono indici, cioè hanno una contiguità fisica con ciò a cui si riferiscono. L’impronta del lupo indica la presenza del lupo, la colonna di fumo indica l’incendio, la cicatrice indica il trauma che l’ha causata — e la scienza medica, in particolare anatomopatologica, può spesso leggerla anche a distanza di molto tempo.

Proprio per questo la cicatrice, che non sarebbe altro che una riparazione, il tessuto che rimargina una ferita e che resta visibile e differente dopo il trauma o la malattia, acquista non solo un respiro che si estende a ogni corpo fisico, ma una dimensione interiore profonda, in un parallelismo metaforico che però, per quanto è comune e frequentato, pare quasi immediato, reale. Così come il corpo porta il segno del dolore passato, così il segno del dolore resta anche sullo spirito.

Possiamo parlare delle cicatrici che le città ancora portano del terremoto o della guerra, che restano e rammemorano; posso parlare della cicatrice di una perdita, di un tradimento o di un’aggressione che ancora mi fa male; e nei primi tempi della frequentazione possiamo presentarci a vicenda le cicatrici che ci scopriamo sul corpo, che ci paiono così affascinanti e uniche — mentre le altre saranno più difficili a vedersi, e anche ad amarsi.

Una parola di dolore, lunga, stretta e aspra, che si trascina quasi con fatica fra le sue consonanti, e che intreccia in maniera unica, attraverso una miracolosa funzione biologica, ciò che si vede e ciò che non si vede, ciò che si dice e ciò che non si dice, ciò che si sa con evidenza solare e ciò che forse non si saprà mai.

Parola pubblicata il 29 Ottobre 2022