Divano
di-và-no
Significato Sedile imbottito; nell’Impero ottomano, consiglio di Stato; libro di poesie
Etimologia attraverso il turco divan e l’arabo diwan, dal persiano divan ‘quaderno, piccolo libro, raccolta poetica’.
Parola pubblicata il 07 Gennaio 2022
Il divano e la dogana, etimologicamente, sono fratello e sorella. Ma la loro origine è di quelle che sorprende come poche altre, ed è un punto d’intreccio fra concetti inattesi.
Per capirci bene qualcosa, il punto d’origine da indicare è probabilmente il persiano debir, ‘scrittore’. Sempre in persiano, il divan è il libro di poesie, e in generale il quaderno; questo termine si è evoluto attraverso lingue diverse: è passato dall’arabo diwan, col significato di registro e quindi di ufficio (da cui il profilo della dogana). Dall’ufficio il senso si è spostato, specie nel turco divan, alla sala del consiglio, e in particolare al consiglio di Stato ottomano — al famoso divano di Costantinopoli.
L’aura di questo divano, ai tempi, non era certo statica come il divano ci suggerisce oggi. Ad esempio — memori di un passato di nomadismo asiatico imperniato su tende e cavalcate — le decisioni più importanti erano prese nei divani a cavallo, riunioni condotte in sella.
In questo àmbito ha sempre conservato l’ambivalenza col registro: il divano era anche il registro delle decisioni di visir e califfi ottomani, e per ripercorsa estensione anche la raccolta poetica di particolare rilievo (consacrato in Europa dal libro di poesie West–östlicher Divan, di Goethe, il Divano Occidentale-orientale) . E però, in quelle stanze, il potere era amministrato da lunghi sedili imbottiti posti lungo i muri — e così la contiguità di significato si è riversata dal registro, al consiglio, ai sedili su cui si svolgeva. Per questa via si arriva al divano che campeggia nel nostro salotto, che fino all’Ottocento e al primo Novecento è stato considerato nel suo carattere orientale, e che si è progressivamente normalizzato.
Non capita spesso di trovare nelle proprie case un elemento di arredo e vita dal nome così profondamente intessuto di storia alta. Il concetto di quel posto su cui ci buttiamo a guardare film e leggere ci chiede di fare i conti con quello che ci si fa sopra: prende il suo nome da quello che succedeva nella stanza in cui era, e che ne coinvolgeva la comodità, e anche per noi, che non siamo califfi, il divano resta uno spazio bianco.