Epifonema
e-pi-fo-nè-ma
Significato Figura retorica che consiste nella chiusura di un discorso con l’aggiunta di una frase sentenziosa, volentieri esclamativa
Etimologia voce dotta recuperata dal latino epiphonèma prestito dal greco epiphónema, derivato di phónema ‘voce, suono’, col prefisso epí- ‘sopra, aggiunto’.
Parola pubblicata il 08 Settembre 2021
Chi nella propria borsa abbia qualche basilare ferro da scasso di linguistica, o di lingua greca, va sicuro che quando incontra parole in cui echeggia lontanamente un phoné, si parla di un suono. Ma questa è una rara volta in cui il ferro non trova gran gioco — perché il riferimento al suono è così mediato da non farci più cogliere il punto del concetto in maniera diretta.
L’amica ci racconta di come la collega che le aveva messo i bastoni fra le ruote abbia avuto pan per focaccia per giusta nemesi, e conclude stringendo gli occhi con un «Chi la fa, l’aspetti»; mentre il gruppo di diavoli si muove a scorta, richiamato da Barbariccia alla fine del canto precedente con la trombetta del cul, nel XXII dell’Inferno Dante mette un punto d’accettazione alle considerazioni sulla poco rassicurante bizzarria di questa nuova compagnia demoniaca esclamando proverbialmente «Ahi fiera compagnia! Ma ne la chiesa/ coi santi, e in taverna coi ghiottoni» — dopotutto all’inferno con chi vuoi andare a giro; e Catone il Censore aggiunge a chiusura di ogni sua orazione «Ceterum censeo Carthaginem delendam esse» (‘Infine, credo che Catagine debba essere distrutta’).
L’epifonema è un’aggiunta sentenziosa che conclude un discorso — letteralmente una voce, un suono aggiunto (ecco dov’era seppellito il riferimento al suono), che prende la piega dell’esclamazione. È un uso retorico dall’habitat vastissimo, dall’invenzione artistica più ricercata all’abitudine di colloquio spicciolo.
Non si tratta di un semplice finale a effetto, con smalto brillante, o una chiusa memorabile: deve avere essere un’aggiunta rispetto a qualcosa di compiuto, che in qualche maniera lo riprende, lo rimette in asse, lo sintetizza — e certo se è brillante e memorabile è un vantaggio, anzi l’epifonema ha una particolare inclinazione a includere e cristallizzare proverbi. In certe fonti si osserva come parente dall’aforisma, ma è bello non fare confusione, anche perché qui stiamo parlando di una sentenza che ha una collocazione e un rapporto col resto del testo davvero speciali.
Così sui giornali troviamo epifonemi virgolettati inventati di sana pianta da chi ha scritto l’articolo, la fiaba si conclude con un epifonema morale che ci fa alzare il sopracciglio, e lo scatto dell’epifonema della poesia spopola su Instagram.
Una nuova parola, che ci fa riconoscere un nuovo filo del reale.