Hub
L'anglicismo e il gentiluomo
hab
Significato Aeroporto scelto da una compagnia aerea come scalo di collegamento da e per destinazioni secondarie; in informatica, dispositivo che in una rete funge da nodo di smistamento dei dati
Etimologia voce inglese, propriamente ‘snodo’, figuratamente ‘punto centrale’.
Parola pubblicata il 28 Settembre 2018
L'anglicismo e il gentiluomo - con Eleonora Mamusa
Di nuovo sul fronte sempre caldo, interessante e scivoloso degli anglicismi: stavolta a venerdì alterni con Eleonora Mamusa, linguista e lessicografa - per riuscire a strutturare in merito idee più confacenti.
Un ingresso piuttosto recente, risalente agli anni ’90 del Ventesimo secolo, dato che modernissimo è anche il significato di questo monosillabo, almeno per quanto riguarda gli usi diffusi nella nostra lingua. L’hub, che sia un porto o un aeroporto, è un centro di raccolta di gran parte del traffico in un determinato paese, un fulcro che unisce anche solo per brevi momenti arrivi e partenze da e per ogni dove. È quindi fondamentalmente un punto di snodo, in cui persone e merci sostano giusto il tempo di raccapezzarsi un istante per poi proseguire verso un’altra direzione.
Nel suo significato più tecnico, quello dell’informatica, sono i dati che giungono all’hub ad essere smistati e ridistribuiti percorrendo tortuose vie attraverso i cavi.
Se fin qua è chiaro che l’hub, qualunque sia la sua forma fisica, svolge un importante ruolo di raccolta e reindirizzamento, un po’ più difficile è per noi comprenderne il perché linguistico. Come sempre ci viene in soccorso l’uso originario della parola nella sua lingua di coniazione: l’hub è infatti prima di tutto, in inglese, un perno, più precisamente il mozzo di una ruota, la sua parte centrale che viene unita all’asse e da cui si diramano i raggi. Certamente quest’uso ci trasmette un’immagine chiara, affascinante e vivida dell’hub come nucleo attivo e dinamico, collegato ad ogni punto della periferia che nel caso della ruota è il cerchio e in quello dell’aeroporto il mondo. Figurativamente, quindi, l’hub è diventato in inglese il cuore pulsante di un’attività, di una rete o di una zona, e può esserlo dai punti di vista più disparati.
Noi l’abbiamo acquisito senza nemmeno adattarlo nella pronuncia, confinandolo ai campi dell’informatica e dei trasporti, ma ormai non siamo lontani dall’ampliamento al senso più generico. Malpensa è sicuramente l’hub italiano per eccellenza, e anche i centri di accoglienza per migranti, che si occupano di ricevere e poi di riassegnare gli ospiti ad altre sedi, vengono ultimamente chiamati hub. Ma anche, ad esempio, una città che diventa hub di servizi artistici e culturali dando lo slancio ad un riscatto sociale ed economico comincia ad affacciarsi nell’uso. Il dinamismo è quindi proprio anche di questo prestito, e a noi non resta che stare ad osservarne l’evoluzione.