Mescidato

me-sci-dà-to

Significato Mescolato, mischiato, intercalato, specie detto di lingue o registri differenti in un medesimo discorso, e in particolare in riferimento a prediche medievali e rinascimentali in latino e volgare frammisti

Etimologia propriamente, participio passato di miscidare ‘mescolare, mischiare’, derivato dal latini miscère attraverso l’ipotetica forma frequentativa miscitare.

Non me affannarò in andar cercando curiose le prediche, né novi exordij; sed, ut plurimum secundum consuetudinem meam, accipiam expositionem litteralem Evangelij.

Il verbo italiano mescidare, senza sorprese, ha il primo significato di ‘mescolare, mischiare’. Infatti deriva dal latino miscère, attraverso l’ipotetica forma frequentativa miscitare. Così, se vogliamo suonare arcaici, possiamo raccomandare di non mescidare troppo gli ingredienti delicati, o notare come nel film siano mescidate influenze molto diverse. Ma c’è un’applicazione di questo verbo — altrimenti del tutto disusato — che può darci spunti interessanti.

Il suo participio passato, mescidato, è un aggettivo che racconta uno stile linguistico proprio, in particolare, di sermoni medievali e rinascimentali, ma che è bello cercare di cogliere nella sua ampiezza. Come testimonia il piccolo brano in apertura (di Bernardino da Feltre, frate francescano del Quattrocento), consiste in un’alternanza più o meno organica di latino e di volgare all’interno del medesimo discorso. Latino e volgare si mescidano.

Questi sermoni mescidati ci sono arrivati in buon numero, trascritti e riferibili a un certo numero di autori, e hanno a lungo affaticato chi li ha studiati: i predicatori parlavano davvero così alla gente? Se sì, quanto e come venivano capiti i passaggi in latino? E si tratta forse di uno stadio intermedio fra predicazioni in latino e predicazioni in volgare? O magari queste trascrizioni erano solo degli appunti presi da chierici frettolosi, un po’ in latino un po’ in volgare?

La risposta più cauta e accreditata vuole che il carattere mescidato di questi sermoni fosse un vero e proprio tratto stilistico, con cui i predicatori più consapevoli — che probabilmente li pronunciavano così come noi oggi li leggiamo — ottenevano in maniera efficace risultati diversi: il latino poteva essere migliore appoggio per questioni teologiche più fini e per i passi delle Scritture, il volgare muoveva, serviva a far ridere e a bastonare. Potenti, carismatici e spassosi. Solo le rigidità della Controriforma sono riuscite a sradicare l’uso fertile dei sermoni mescidati.

Resta un caso esemplare di come possano essere sfruttate contestualmente le potenzialità di due lingue — in effetti, di due registri. Esemplare di come l’ibridazione, in parlanti e scriventi consapevoli (ma c’è anche una componente intuitiva, spontanea), possa rappresentare una risorsa di forza rara. Spesso il mescidato viene segnalato come sinonimo di maccheronico, ma il maccheronico ha un taglio che difficilmente si discosta dall’arrangiato, dall’approssimativo, mentre il mescidato può essere ponderato con consapevolezza. Sermoni a parte, possiamo notare i discorsi mescidati che scambiamo con colleghi italiani incontrati all’estero, o quelli degli amici che, quando si arrabbiano, fanno fiorire un italiano mescidato con la lingua dei loro nonni, o di come lo zio tenga banco con barzellettacce mescidate con versi latini.

Parola pubblicata il 07 Ottobre 2020