Nacchera

Parole semitiche

nàc-che-ra

Significato Strumento musicale a percussione tipico della Spagna, formato da due placchette di legno, spesso in forma di conchiglia, legate da un cordino. Nome alternativo di un mollusco bivalve chiamato pinna

Etimologia dall’arabo naqqra, strumento musicale simile al timpano, derivato dal verbo naqara, ovvero ‘colpire, schioccare’ ma anche ‘essere cavo, concavo’.

  • «Ho comprato uno splendido paio di nacchere.»

C’è un filo sottile che lega cose apparentemente lontane tra loro, costituito da fibre forti e finissime. Ha sfidato il tempo, è passato attraverso le lingue e oggi ci presenta una collana fatta di gemme preziose, che unisce ai due capi un sanguigno ballo andaluso a creature marine dal lucore opalino.

Partiamo dal flamenco, danza nata nel sud della Spagna, nella regione dell’Andalusia. Il baile flamenco è accompagnato dal cante flamenco e, insieme, formano un’espressione artistica di bellezza struggente e intensa, connotata da passione, forza e anche malinconia. Gli artisti che praticano il baile flamenco, oltre che danzare, contribuiscono al ritmo della musica con il battito dei loro tacchi sulle assi del palcoscenico ed il ticchettio delle castañuelas, le nacchere.

Questo piccolo strumento musicale a percussione va applicato con dei laccetti alle dita della mano. Le due placchette di legno di cui è composto battono l’una sull’altra, emettendo un suono secco, asciutto e deciso. Tradizionalmente le nacchere assumono la forma caratteristica delle valve di una conchiglia, ma possono anche ricordare una castagna.

Ma la nacchera, in italiano, non è solo questo: può infatti significare anche un longevo mollusco bivalve appartenente alla famiglia dei pinnidi chiamato pinna o stura. Si trova nel mar Mediterraneo, in mezzo alla posidonia, produce il prezioso bisso marino e purtroppo è ad alto rischio di estinzione. Il suo interno è luminoso, con la madreperla cangiante e opalescente che la fa sembrare un gioiello nascosto nelle profondità del mare.

Proprio la madreperla è il particolare che ci interessa. La sostanza di cui sono composti gli interni di certi molluschi bivalvi, infatti, in spagnolo e in francese viene chiamata rispettivamente nàcar e nacre, due termini discendenti diretti del verbo arabo naqara, che significa colpire, schioccare, essere cavo, stesso verbo da cui proviene l’italiano nacchera. Ovviamente il significato primario del verbo ha generato quasi fisiologicamente il nome del piccolo strumento musicale, che viene appunto schioccato o percosso per produrre il suono, ed il collegamento semantico è estremamente intuitivo. Invece le conchiglie e il percuotere che cosa hanno in comune? Il trait d’union sembra passare attraverso un altro termine arabo derivato dal verbo naqara, e cioè naqqara, uno strumento musicale membranofono, molto simile al timpano, diffuso con vari nomi in oriente. È possibile che la forma delle valve della conchiglia sia stata associata a quella di questi strumenti? Può darsi, ma gli etimologi non ne sono certi. Il legame semantico ed etimologico potrebbe, in fondo, basarsi semplicemente sul concetto di cavo veicolato da naqara, dato che la madreperla la si trova nella cavità delle conchiglie.

Mettendo da parte questi dubbi sulla parentela di madreperla e nacchera, però, se durante un viaggio in Andalusia acquistassimo un paio di nacchere di legno decorate con preziose tarsie di madreperla potremmo dire di aver chiuso il cerchio, a modo nostro, ed essere arrivati ai due capi apparentemente lontani ma in realtà assai prossimi di una stessa lunghissima storia.

Parola pubblicata il 01 Marzo 2024

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.