Oceano

o-cè-a-no

Etimologia dal greco: Okeanos divinità-fiume che si credeva circondasse il mondo, collegato probabilmente col sanscrito acayana che rinchiude; dopotutto, vaglielo tu a dire a un uomo di tremila anni fa che oltre quel coso c’è un altro continente.

Da Ponte du Raz in Bretagna coi suoi picchi vertiginosi, ai declivi di Finisterre in Galizia, passando per i colossali scogli guasconi di Biarritz, davanti, si apre la medesima vista.

Per noi levantini abituati a star coi piedi nell’acqua calda della pozza mediterranea è uno spettacolo alieno, ultramondano. Una bestia infinita che nel sonno muove appena masse d’acqua grandi come montagne in un respiro rombante, regolare e profondo, che si abbattono come valanghe su fierissimi bastioni di roccia - e dal largo spira una brezza che ti butta a terra, che nell’Indiano strappa milioni di tonnellate d’acqua scagliandole a fracassarsi a terra col monsone, che nel Pacifico alza onde che ridisegnano la carta geografica. Percorso dai maestosi fiumi nascosti delle correnti, è la fonte d’ogni altra acqua del mondo, signore di ogni equilibrio del pianeta, tesoriere di risorse sterminate ma facili da sterminare, custode di vite e meraviglie che sono il supremo estremo della bellezza. E con tutto questo esiste sempre, costante e onnipresente, nell’isoletta di Tikopia sperduta nel Pacifico come anche nella strada di periferia della metropoli dell’entroterra a migliaia di miglia di distanza.

Parola pubblicata il 08 Giugno 2011