Ottimizzare

ot-ti-miz-zà-re (io ot-ti-mìz-zo)

Significato Portare qualcosa al suo meglio, in particolare in efficienza

Etimologia da ottimo, a sua volta dal latino: optimus, da ops forza, aiuto, ricchezza, usato come superlativo di bonus.

Dall’ottimo, che è il bene più completo, nasce l’ottimizzazione - parola molto, molto in voga. Non si tratta però pianamente del rendere qualcosa ottimo. Il versante di connotazione che l’ottimizzazione investe di più è il rendimento, l’efficienza: insomma, economia ed efficacia.

In un periodo di austerità - ma magari anche in periodi di grassa - ottimizzare l’impiego delle proprie risorse può significare tante cose: un risparmio di denaro, un peso in eccesso sgravato alla natura, una migliore organizzazione di tempo ed energie che permette di non lasciarsi libri “da leggere d’estate”, di non sentirsi troppo stanchi per andare a teatro, stasera, di non rimandare ancora di un anno quel viaggio nello Yucatan che vuoi fare da quando eri bambino.

Essendo in sé azione neutrale, il valore di un’ottimizzazione è svelato dal fine con cui è fatta: se in un’amministrazione universitaria si parla di ottimizzare il servizio, si parla di un’azione che può invitare, sostenere o dissuadere lungo un percorso di cultura; se il rappresentante del marchio di una bevanda, guardando i rendiconti della scuola che ha sponsorizzato, comunica al preside che va ottimizzata la vendita del prodotto fra gli studenti, si parla di spremere consumatori inermi forse a costo della loro stessa salute; se si parla di ottimizzare la catena di produzione industriale di un computer, si parla di introdurre nuovi macchinari, dare una formazione superiore ai dipendenti o di spostare tutto nella vicina Cina?

Così l’ottimizzazione si fa versatile paradigma di intenzioni diverse e divergenti - parola ambigua e ricca.

Parola pubblicata il 01 Febbraio 2012