Occasione

oc-ca-sió-ne

Significato Caso favorevole, momento adatto; circostanza, situazione

Etimologia voce dotta recuperata dal latino occasio, da occasum, supino di occìdere ‘cadere’, derivato di càdere ‘cadere’, con prefisso ob- ‘davanti’.

  • «Ho perso un'occasione per stare zitto.»

Apprezziamolo, perché non è affatto scontato: infatti qui abbiamo una pianta di parole che tenderebbe decisamente allo scuro. Anche in senso letterale: il ramo che ci interessa è quello dell’occidere — un genere di ‘cadere’ che è finire, svanire, morire, rovinare, e tramontare (da cui l’occidente).
Così, se l’occasio avesse preso una piega negativa o almeno ambigua — come certi parenti, quali l’accidens da cui l’accidente e il casus da cui il caso stesso — non ci stupiremmo. E invece questa metaforica caduta che ci arriva davanti si è stabilita come favorevole. Non esistono cattive occasioni — al massimo, ma proprio grattando il fondo, le occasioni possono essere neutre.

L’occasione è essenzialmente il momento adatto a qualcosa, il caso favorevole e opportuno che si presenta, e che offre immantinente una possibilità interessante. Questo ob- del prefisso vale ‘davanti’, e cadere parla da sé. Il peggio che se ne possa dire, che però custodisce anche la consistenza della sua preziosità, è che l’occasione è passeggera, addirittura momentanea.
È un concetto a cui ricorriamo in maniera sistematica e continua, un plinto su cui poggia una colonna di pensiero — e a vedere la sua metafora, così schietta, immediata, comprensibile e fondante, viene da domandarsi da quale ‘cadere davanti’ sia stata tratta, da quali esperienze ancestrali d’incontro, quali imbattersi, quali cadute letterali l’abbiano invitata. Ma resta uno spazio insondabile d’intuizione poetica — e dopotutto, specie in Italia, abbiamo l’abitudine normalissima di abitare spazi antichi, in cui inconoscibili sono state dette cose diverse da quelle che diciamo, e fatte cose diverse da quelle che facciamo, e che però sono sempre quelli. Ed è lecito pensare che grossomodo ce li viviamo alla stessa maniera.

Così cogliamo l’occasione per toglierci un sassolino dalla scarpa, troviamo l’occasione giusta per preparare il piatto che ci piace ma non cuciniamo quasi mai, non ci facciamo scappare l’occasione di un buon investimento, e all’occasione tiriamo fuori i nostri nuovi guanti da neve. Non siamo davanti a un evento che è necessariamente causa; può anche solo favorire una volontà, un’azione. Che mistero cairologico, questa cosa che cade davanti.

Con un tono neutro, o apparentemente neutro, l’occasione diventa la circostanza, la situazione particolare. Se ricordo di come ti comportasti in quell’occasione, se parlo del mio abito che credo adatto a tutte le occasioni, se leggo dell’occasione solenne, non sto proprio dando un colore di opportunità e vantaggio… anche se resta un’ombra positiva, un alone di possibilità, di evento fausto, significativo o promettente.
Infine, nella degna prosa dei giorni, l’occasione diventa anche l’affare, il prodotto che si vende a meno, che si compra a buon prezzo.

Una parola facile, che è occasione essa stessa, occasione di riflessione e di gratitudine verso la possibilità di un pensiero così generoso verso la nostra esperienza e le nostre possibilità di vita.

Parola pubblicata il 25 Dicembre 2024