Tiara

tià-ra

Significato Ornamento prezioso foggiato come coroncina a semicerchio, diadema; corona papale, triregno; cappello a forma conica in uso presso popoli orientali come segno di distinzione per sovrani e sacerdoti

Etimologia dal latino tiàra, dal greco tiára, parola forse di origine orientale, in origine riferito al copricapo dei re persiani.

  • «Indossava una tiara graziosissima.»

Gli ornamenti del capo sono da sempre dei simboli potenti. Questo perché sono tra le prime cose che si possono notare in una persona, dacché non solo possono far spiccare in altezza, ma si trovano fisicamente sulla parte corporea più importante per la comunicazione e la relazione sociale. I copricapi e gli ornamenti nei capelli sono stati una vera grammatica per comiunicare la posizione sociale, il credo religioso, le grandi imprese che si erano compiute, la disponibilità o meno al matrimonio, il potere che si possedeva.

Prendiamo ad esempio il papa, capo della Chiesa cattolica romana, il cui ruolo eccezionale in terra è (o è stato) simboleggiato da diversi oggetti ed accessori: i guanti bianchi, le chiavi decussate (quelle di San Pietro, che guai a smarrirle!), l’anello e, non in ultimo, la tiara papale. Questa, anche chiamata triregno, è una corona dalla peculiare forma ad ogiva rigonfia, decorata da tre giri di metallo, in generale argento, e pietre preziose e sormontata da un globo crucigero. Nella parte posteriore due bande di tessuto dette infule pendono sulla nuca e le spalle di chi la porta. È stata usata per le incoronazioni dei papi fino al 1963 in occasione dell’elevazione al soglio pontificio di Paolo VI. Da allora l’atto dell’incoronazione in Vaticano non è stato più compiuto.

I papi del Medioevo che hanno dato vita a questa tradizione si sono ispirati ad altri copricapi provenienti da oriente e che anticamente erano in uso presso i greci ma soprattutto presso i persiani (abbiamo già contemplato qualcosa del genere parlando della mitra). L’etimologia stessa della parola ci rivela questo percorso: passando per il latino tiàra, usato di certo dai pontefici, si arriva in greco con tiára, a sua volta, probabilmente, di origine orientale. In oriente la tiara era usata come segno di distinzione, la indossavano re e sacerdoti e curiosamente, nel tempo, una sua versione in pelle di capretto ha dato vita al berretto frigio (appunto dalla Frigia, regione dell’Anatolia), un oggetto dalla storia peculiare: dopo aver viaggiato nei secoli e nel Mediterraneo, è approdato in Francia dove ha cinto i capi dei rivoluzionari. Ha poi protetto le teste dei catalani, ha ornato i capini blu dei puffi e oggi, in un’inquietante versione cartoon, funge da mascotte delle Olimpiadi 2024.

Ma ‘tiara’, oggi, è una parola usata principalmente per indicare i diademi preziosi che, seguendo una moda inaugurata da Josephine de Beauharnais, qui da noi meglio conosciuta come Giuseppina Bonaparte, ornano le teste di principesse e nobildonne in occasioni speciali, come i banchetti di stato, le aperture dei parlamenti, matrimoni, incoronazioni etc. Possiamo allora sfogliare un rotocalco e commentare la bellissima tiara Stuart indossata dalla regina Maxima dei Paesi Bassi, andare a comperare una tiara di plastica mentre organizziamo l’addio al nubilato per un’amica o aiutare nostra figlia a costruire una tiara di cartapesta del costume per la recita scolastica.

Parola pubblicata il 05 Maggio 2024