Inaugurare

i-nau-gu-rà-re (io i-nàu-gu-ro)

Significato Iniziare, mettere in esercizio solennemente

Etimologia voce dotta recuperata dal latino inaugurare.

Possiamo essere davanti alla più prodigiosa opera dell’ingegneria che sta per essere messa in funzione, davanti alla nuova costruzione mastodontica e rivoluzionaria che dev’essere aperta al pubblico, al principio dell’esperienza culturale più cosmopolita, avanguardista e impensabile: l’inaugurare con cui richiameremo questo solenne ‘cominciare’ o ‘mettere in esercizio’ si rifarà comunque in maniera diretta a un’immagine di antichità vertiginosa. Perché anche qui c’entrano gli àuguri.

Anche se nella nostra esperienza normale c’è poco di mondano quanto l’inaugurare, la sua genesi è profondamente religiosa: la sua origine è prossima al consacrare. Infatti nell’antichità latina (ed etrusca) molte elezioni, molte azioni e molti luoghi di importanza particolare richiedevano una particolare conferma da parte delle divinità. E pare che proprio questa ‘conferma’ ci permetta di risalire l’albero etimologico dell’augurio, parente risalente ma stretto dell’autore, dell’autorità e dell’aumento — un albero che sviluppa significati di crescita, di rinforzo, e anche, appunto, di conferma.

In antichità si inauguravano persone, come i sacerdoti flamini, e secondo alcuni gli stessi re dovevano essere inaugurati; si inauguravano anche luoghi, come naturalmente i templi, ma anche i luoghi civili di riunione dei consessi più alti.

E ciò in cui consisteva la cerimonia dell’inaugurazione era alla fine semplice: si doveva capire se l’assunzione di quella persona, se la dedicazione di quel luogo incontravano il favore celeste — il verdetto era binario, sì o no. Gli dèi non circostanziano. L’àugure giungeva col suo lituo, bastone dalla punta ricurva a spirale, come saranno poi i pastorali dei vescovi, e contemplava il cielo: cioè, letteralmente, circoscriveva la porzione di cielo in cui avrebbe osservato il volo degli uccelli, da cui avrebbe tratto l’auspicio.

Il dato curioso è che, se in riferimenti storici alla latinità l’inaugurare era stato un termine ricorrente in italiano, prende il profilo che conosciamo oggi solo nella seconda metà dell’Ottocento. In quanto consacrazione cerimoniale si presta a un’estensione — pur sempre solenne — che investe momenti in cui una celebrazione pubblica e spettacolare vuole festosamente o seriamente segnare un nuovo inizio, di funzione o d’esperienza, sotto un buon auspicio. Così, senza àuguri col lituo, si inaugurano statue e parchi, strade e centri commerciali, kermesse e insediamenti — mentre la nuova pace inaugura un’era di prosperità, e la gaffe inaugura una serata di figuracce e imbarazzi.

Parola pubblicata il 14 Agosto 2021