Mitra
mì-tra
Significato Copricapo vescovile, ed elemento che ne ricorda la forma. Fucile automatico. Divinità solare indoiranica, cui a Roma fu associato un culto misterico
Etimologia nel primo caso, attraverso il latino, dal greco mítra, propriamente ‘banda, fascia’; nel secondo caso, dal francese mitraille insieme dei pezzetti di metallo usati per caricare le armi da fuoco; l’origine del nome di Mitra è dibattuto.
- «Non ho capito, ha portato la mitra o il mitra?»
Parola pubblicata il 01 Luglio 2023
Qui la curiosità è molto specifica: è raro che in una stessa forma convergano concetti così disparati. C’è Mitra, divinità indo-iranica, c’è la mitra, copricapo vescovile, c’è il mitra, fucile automatico, è mitra un genere di molluschi (ma è anche nome comune di certe piante), mitra la copertura al sommo della canna fumaria e… insomma? C’è un’unità? Quante parole sono ‘mitra’?
È una ramificazione aggrovigliata fra parole differenti: dipaniamola. Possiamo dire subito che abbiamo un tronco più grande e molto diramato, che è quello della mitra, copricapo religioso, da cui si distingue radicalmente almeno quello del mitra mortifero.
Già perché il mitra, abbreviazione di ‘fucile mitragliatore’, ha un’ascendenza germanica. Era l’arma tipica dei Longobardi — no, non è vero. Siamo davanti a una nuvola di parole sette-ottocentesche (mitraglia, mitragliare, etc.), che scaturiscono dal francese mitraille, termine che indicava l’insieme dei pezzetti di metallo con cui si caricavano le armi da fuoco, in modo che ne sparassero una gragnola. L’antico francese mitaille indicava delle monetine di rame, un nome (e un conio) di origine fiamminga: il medio neerlandese mite scaturisce da una radice germanica che gravita sui significati di ‘pezzettino’ o ‘animaletto’. Un’evoluzione sorprendente.
La mitra, invece, è tutt’altro. Anzi ci parla di pezzi grossi, fin dall’antichità.
Il latino mitra è preso in prestito dal greco: qui mítra significa ‘benda, fascia’ — un termine versatile (ad esempio era anche un sotto-corazza degli eroi omerici) che si è attagliato alle forme dei copricapi orientali e sacerdotali, fino a farsi tiara o diadema. Bene.
Come abbiamo già avuto modo di dire, con la discrezione dei secoli l’apparato dei paramenti vescovili ha recuperato e reinterpretato quelli dei sacerdoti pagani — abbiamo notato come il lituo si sia fatto bastone pastorale, e ora notiamo come la mitra si faccia copricapo e dignità vescovile.
Ora, questa nuova mitra ha evoluto una forma davvero molto caratteristica, un ricco cappello aperto, con una doppia punta (davanti e dietro), che si distingue per l’altezza: non c’è toque blanche indossata da chef o cilindro sfoggiato da gentiluomo in carrozza che possa rivaleggiare con la sua statura. È una forma che può suggerire analogie.
Sulla sinistra, in uno scatto di J.A.Bergeijk, una magnifica mitra vescovile; sulla destra, in uno scatto di Indici, un esemplare di Mitra magnifica.
Forme anatomiche in piante e animali possono accostarsi a quella caratteristica della mitra, anche con una certa fantasia: basti pensare che la valvola mitrale cardiaca — posta fra atrio e ventricolo sinistro, e che mentre leggi queste parole ti si è aperta e chiusa centinaia di volte per far passare il sangue dentro il tuo cuore in una sola direzione — è detta così perché le sue due cuspidi la fanno somigliare a una mitra. E ovviamente, anche la copertura elevatissima della canna fumaria, che si staglia sopra ogni altra cosa, che può ricordare? Un basco? Un borsalino?
Dicevamo, all’inizio, che siamo davanti ad almeno due piante, due parole radicalmente diverse. Almeno, perché forse anche Mitra c’entra con la mitra, a scavare abbastanza.
Il culto misterico di Mitra, divinità solare, spopola a Roma fra la fine della Repubblica e l’affermazione definitiva del cristianesimo — ma è la punta dell’iceberg, perché in Oriente, fra Anatolia, Persia e India, già da qualcosa come millecinquecento anni era adorata una divinità con gli omologhi di questo nome, in culti dell’alveo zoroastriano e vedico.
È probabile che la mítra greca derivi dalla radice protoindoeuropea ricostruita come mei-, e che ha i significati di ‘legare, scambiare’. E una delle ipotesi etimologiche per il nome di Mitra è che anch’esso sia nato da qui, col primo senso di ‘contraente, amico’. Ma siamo in un campo nebuloso.
È sempre meraviglioso fare luce su questi groppi di somiglianze, sorridere di quelle casuali, trasecolare per quelle genetiche.
Nella foto, un altare su cui è classicamente raffigurato Mitra nella tauroctonia, l’uccisione rituale del toro; è al centro del mitreo, tempio sotterraneo di Mitra, che si trova diversi livelli sotto alla basilica di San Clemente a Roma. (Mi ci ha portato Antonella Nigro martedì.)